Dove c‘è vino, c’è casa

Chi dice vino, dice donna. Continua la serie di incontri One to Wine con Le Donne del Vino. Questa volta, incontriamo la produttrice Carolin Martino della tenuta Martino di Rionero in Vulture (Pz).

«Sono diventata sommelier e imprenditrice del vino perché sono cresciuta in mezzo alle botti, ai profumi dei travasi, al rumore dell’imbottigliamento. Ho sempre visto in questo lavoro la rappresentazione del mio futuro e il sunto del sacrificio fatto dalla mia famiglia per dare identità a questa cantina che, con il mio ingresso, conta già tre generazioni.
Man mano che proseguivo negli studi universitari, arrivando a laurearmi in Economia e Direzione delle Imprese presso la Luiss Guido Carli di Roma, sentivo forte il desiderio di tornare quanto prima a casa per divenire protagonista e dare il mio contributo nell’azienda di famiglia», racconta Carolin, 36 anni il prossimo mese di maggio.

In nove anni intensi di lavoro, ha raccolto significative esperienze professionali, sino a diventare Presidente del Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture. «L’elezione a questa carica, ottenuta in maniera del tutto inaspettata, mi ha dato la possibilità di mettermi in discussione e soprattutto di mettermi a disposizione del territorio. Il mio intento è stato ed è sempre quello di far conoscere il nostro Aglianico del Vulture ed il mio territorio. Vent’anni fa, quando andavo in giro con la mia famiglia, parlare di Aglianico del Vulture era come cercare di raccontare cose dell’altro mondo!», ricorda.

Il primo sorso non si scorda mai? 

«Ero una bambina quando assaggiai il primo sorso di Aglianico del Vulture fresco di cantina, appena spillato dalla botte che mio nonno teneva riservata per il consumo familiare. Ricordo il profumo ampio e intenso che mi inebriava ed il colore rosso intenso con sfumature violacee».

Una splendida annata…

«Ce ne sono state molte ma citerò l’ultima: nel 2011 siamo riusciti a selezionare uve splendide per destinarle alla produzione della primissima edizione di Aglianico del Vulture Superiore e Superiore Riserva DOCG».

E una pessima annata…

«Il 2005. È piovuto tutto l’autunno, compromettendo seriamente la qualità delle uve! Abbiamo faticato non poco per selezionare la materia prima, adeguata agli standard necessari alla produzione dei vini di punta».

Un calice di? 

«Il Mosto di Uve Parzialmente Fermentato di Moscato! Mi piace la sua intensa fragranza che prelude ad una dolcezza decisa ma composta, sostenuta da una bella spalla acida. Tra i rossi, l’Aglianico del Vulture Superiore Riserva Docg 2011 è un capolavoro. Il suo sorso racchiude tutta l’elegante potenza del vitigno con una freschezza vellutata, ottenuta col lungo affinamento prima in rovere d’Allier per 30 mesi e poi in bottiglia, per altri 20 mesi».

Allontana da me questo calice…. 

«In realtà non esiste un vino che non assaggerei mai, perchè ho il massimo rispetto per ciò che rappresenta il frutto del lavoro di un produttore come me».

Galeotto fu il vino e chi lo bevve… 

«Sono tante le amicizie iniziate con il vino… il Moscato ha accompagnato dolcemente il periodo delle mie amicizie universitarie, forse le più importanti della mia vita».

In vino veritas?

«Quando se ne beve più del dovuto, sì… indubbiamente aiuta ad escludere i freni inibitori, favorendo la sincerità. Ma agli effetti collaterali fan sì che non ne valga la pena. Meglio bere sempre consapevolmente: è  il modo migliore per apprezzare i vini di qualità che non sono prodotti nell’intento di alcolizzare, ma di suscitare esperienze e sensazioni che gratifichino il corpo e lo spirito».

Le mille bollicine.. Sì o no?

«Io direi Spumante metodo charmat o classico, sì.. decisamente si. Rappresenta ormai, nella consuetudine, la gaiezza della festa e l’allegria. È una tipologia di vino in continua crescita sui mercati di tutto il mondo e non si può sicuramente sottovalutarne l’importanza».

Chi dice vino dice donna?

«Oggi più che mai. Se solo guardo alla mia piccola regione, la Basilicata, sono tantissime le donne come me impegnate a tempo pieno come titolari nell’attività vitivinicola. A livello nazionale poi mi preme citare l’Associazione “Le Donne del Vino” di cui sono delegata per la Basilicata, che annovera le operatrici del settore vitivinicolo di tutta Italia. Tantissime poi sono le donne che si occupano di vino con estrema competenza dal punto di vista della comunicazione o nelle associazioni di sommellerie, che hanno avuto un’impennata di iscrizioni ai corsi vertiginosa negli ultimi vent’anni».

Via con il vino.. .- il viaggio più bello tra le vigne

«Tra le varie zone viticole che mi è capitato di visitare, mi è particolarmente cara l’isola di Ischia con la sua viticoltura eroica, caratterizzata da vigneti a precipizio sul mare, disposti su piccoli terrazzamenti creati con muretti a secco di pietra locale».