Il fattore Meghan

Per festeggiare l’8 marzo, la Festa della Donna, su Grazia, vi racconto Meghan Markle, la donna più googlata del 2018.

La tigre non cambia le sue strisce, dicono gli inglesi di chi non perde né il pelo né il vizio. E Meghan Markle non sembra smentire il detto popolare. Anzi, in meno di un anno dalle nozze con Harry d’Inghilterra  – era il 19 maggio 2018- la neo duchessa di Sussex ha già dimostrato di non voler essere addomesticata. Del resto, c’era da aspettarselo. A differenza della cognata Kate, moglie dell’erede al trono William, la Markle non è cresciuta a tè e corte, semmai a latte e Hollywood. Attrice californiana di origine afro da parte di madre, divorziata, imprenditrice di se stessa e attivista in politica così come nel sociale, non poteva –e non può-accettare il rigido protocollo di corte senza sfoderare qualche artiglio e qualche sorpresa.

Nominata dalla rivista Time tra le dieci personalità più influenti del 2018, la Markle è stata la donna più “googlata” dell’anno passato. E le sue quotazioni social non accennano a diminuire in questi primi mesi del 2019, nonostante abbia chiuso tutti i suoi account personali per ragioni di sicurezza. Complice la maternità imminente –darà alla luce il suo Baby Sussex il  prossimo mese di aprile-è costantemente (in)seguita dai media di tutto il mondo.

La Markle vanta infatti una popolarità e un affetto globale, grazie alla fama internazionale conquistata nella serie Suits di cui era protagonista, al suo passaporto a stelle e strisce, ma soprattutto alla sue straordinaria capacità di creare connessioni e gestire se stessa e la sua immagine. Per la prima volta nella sua storia, la corona britannica può contare su un membro amato e riconosciuto oltreoceano, negli Usa così come in Canada, dove l’attrice ha vissuto e lavorato. Un membro che rafforza i legami con la comunità black, numerosissima in Inghiterra e nelle ex colonie. Un membro, infine, che genera pubblicità gratuita a ogni suo gesto .

E pazienza se è la sposa Windsor più vecchia che la corte ricordi, se non è di sangue blu e british, se non sa fare l’inchino davanti a the Queen e inciampa nel protocollo (troppe mani sul ventre!) così come nel dress code (troppi jeans e pantaloni!), se è animalista nel Paese simbolo della caccia, se non beve teina nel regno del tè, se pratica yoga e non canottaggio, se sceglie di partorire in casa assistita da una doula e pretende, per il nascituro, una camera eco, vegan e gender-free. Pazienza anche se ha richieste e manie da star hollywoodiana, invece che virtù e sobrietà ispirate a Downtown Abbey. Per organizzare il baby shower, la festa pre-nascita che piace agli americani, la duchessa ha speso quasi 500mila dollari in un week-end per riunire a New York gli amici più cari, nelle suite deluxe da migliaia di dollari e nell’attico di 10mila metri quadrati a 57mila dollari a notte del The Mark Hotel.

Con lei, Amal e George Clooney che le hanno messo a disposizione il loro jet privato per sorvolare l’Atlantico, la tennista Serena Williams, l’anchor woman Gayle King, le stiliste Jessica Mulroney e Misha Nonoo e l’attrice Abigail Spencer… e nessun invitato di nobile stirpe. A ciascuno,  la royal mum in dolce attesa –gli intimi dicono che aspetti una bimba e la chiamerà Diana!-ha distribuito dolci e doni, compresa una borsa griffata, la Cuyana tote bag (circa 200 euro) colma di prodotti beauty a cinque stelle bio, dai prodotti eco per make-up ideati da Jessica Alba alle creme anti-ossidanti di Tatcha e Susanne Kaufmann, sino alle candele profumate del brand londinese Jo Malone, le stesse che la Markle ha acceso il giorno delle nozze lungo la navata della Windsor Chapel per rinfrescare –commentarono allora le malelingue- l’aria stantìa della cappella e forse dell’intera dinastia.

A corte l’hanno già ribattezzato “Meg factor”, il fattore Meg: è quella resilienza che permette alla duchessa d’America di adattarsi al contesto brit con un sorriso, trasformandolo con una zampata. A costo, ovviamente, di infrangere qualche tabù. Ormai al settimo mese di gravidanza, non rinuncia ad accompagnare il marito nei viaggi istituzionali. È di pochi giorni fa la trasferta della coppia tra le montagne del Marocco, in cui i due Sussex hanno incoraggiato le oltre duecento ragazze che la charity Education for all sostiene e aiuta a studiare, e cucinato con i ragazzi disabili capitanti dalla chef Dar Moha di Masterchef Marocco.

Con loro, Harry ha scherzato sulla sua imminente paternità, super Meg si è lasciata decorare la mano con un tradizionale tatuaggio porta-fortuna all’henné e insieme hanno gustato i piatti tipici, piccione incluso, infischiandosene delle raccomandazioni igieniste di Buckingham Palace.

Infine, hanno fatto visita ufficiale alla famiglia reale marocchina.

Thomas Reilly, l’ambasciatore britannico in Marocco, ha dichiarato di non poter immaginare testimonial migliori per il Regno Unito. “Ma io sono anche americana”, avrebbe replicato la Markle.

A conferma che lei intende restare la donna che è, una tigre selvatica che sa muoversi nella giungla socialite, pronta a difendersi e, se necessario, ad attaccare. Anche quando indossa tacchi e abiti haute couture da mille e una notte. Perché, prima di essere una Windsor, è una diva. In Marocco, ha sfilato in maxi dress Carolina Herrera, in uno splendido abito-caftano Dior color oro, in rosso Valentino. E addirittura in pantofole di velluto blu super flat di Birdies, con le quali ha dato l’ennesimo calcio fashion al galateo di palazzo.

Ma lei, the tiger, può permetterselo. Grazie al fattore Meg.