In vino veritas (di famiglia)
Chi dice vino, dice donna. Continua la serie di incontri One to Wine con Le Donne del Vino. Questa volta, incontriamo Chiara Simoni, produttrice trentaduenne nelle storiche Cantine Monfort di Lavis, in provincia di Trento.
Le sue mansioni nell’azienda di famiglia, fondata da Giovanni Simoni nel 1945, spaziano dall’amministrazione alla cura del punto vendita, dal contatto con i clienti agli eventi dentro e fuori la cantina. «Ho iniziato come traduttrice accompagnando mio padre Lorenzo nei suoi viaggi all’estero», racconta. «Poi il coraggio e la passione per il vino hanno preso il sopravvento, e mi sono “allargata” affiancando mio padre, appunto, e mio fratello».
Chiara si considera un’esploratrice, una romantica dei viaggi, della natura e della storia. «Mi piace viaggiare (talvolta mi accontento anche del solo pensiero), andare in montagna, buttare il cuore e il corpo oltre l’ostacolo per vedere cosa c’è oltre. Mi piace anche cucinare, ma soprattutto mi piace il mio mestiere», ammette.
Il primo sorso non si scorda mai?
«Mai. A tavola con il nonno Germano, ovvero la seconda generazione della nostra cantina, ho assaggiato un vino rosso, un Cabernet Sauvignon. Tagliato con acqua s’intende. Il gusto non deve essermi piaciuto granché, e il nonno se ne è accorto per via della mia faccia non proprio convinta…».
Una splendida annata…
«Il 2016! Ci ha fatto tribolare, guardare costantemente il cielo, la terra e ancora il cielo. Un tempo pazzerello, ma si sa che “con niente non si ha niente” e il finale di stagione ci ha regalato un’immensità di sorprese, vini longevi frutto di un’ottima maturazione e di una buona quantità produttiva».
…e una pessima annata
«Il 2014: tutte le avversità che potevano arrivare sono arrivate e diversi vini non sono stati prodotti perché non avevano raggiunto la qualità che vogliamo».
Un calice di?
«Il Dolomytos, il vino bianco di Rainer Zierock, che mi face scoprire qualche anno fa Erika Ochsenreiter portandomi nelle cantine dell’Ansitz Dolomytos. Fu la scoperta di un genio e la rivelazione di un bianco dalle mille sfumature, profondo fino a toccare le corde dell’anima, lungo, arcaico, che sa sfidare il tempo».
Allontana da me questo calice…
«Devo ancora provarli tutti, poi deciderò».
Galeotto fu il vino e chi lo bevve…
«Ho messo tanto amore nel mio vino, vedremo…».
In vino veritas?
«Non sono ancora arrivata al punto di confessare le mie verità dopo qualche calice di vino, ma sicuramente il vino rilassa lo spirito e lo libera da certe barriere».
Le mille bollicine… -Champagne sì o no?
«Champagne sì! È la storia, l’esempio, il punto di arrivo di una tradizione che non tradisce il genius loci di ogni territorio. Le bollicine sanno evocare emozioni dense, cariche di significato».
Chi dice vino dice donna?
«E dice bene! Basta pensare alle mille sfumature della donna: la briosità, la determinazione, la sensualità, la capacità di intessere relazioni, l’esuberanza, la delicatezza, la profondità. Ognuno può guardare la donna che ha accanto e continuare questa lista trovando per ogni tratto una corrispondenza con il vino».
Via con il vino -il suo viaggio più bello tra le vigne
«Lungo i fiumi sinuosi della Mosella e del Reno su cui degradano le pareti vitate, simbolo della tenacia, della capacità e dell’abilità dell’uomo di cesellare il territorio creando opere d’arte, del lavoro instancabile e ardito. Una crociera di sapori, avventura, tra passato e presente».
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