Chi dice vino, dice donna
Marzo, per me, è il mese degli inizi. Da brava ariete, quando arriva la stagione del mio compleanno, sento l’urgenza di dedicarmi a nuovi progetti, come quello che vado a condividere con voi, a partire da subito.
Con oggi, infatti, inauguro One to Wine, una felice serie di appuntamenti con Le Donne del Vino, l’associazione italiana che riunisce produttrici, vignaiole, ristoratrici, enotecarie e giornaliste. Sono più di 750 e il loro obiettivo è diffondere la cultura e la conoscenza del vino attraverso la formazione e la valorizzazione del ruolo della donna nel settore vitivinicolo.
Nata nel 1988, l’associazione è guidata adesso da Donatella Cinelli Colombini, la prima delle “signore delle vigne” che vado a incontrare. Donatella è un’amica e una vicina di casa, da quando sia io che lei abbiamo fatto dell’isola di Gozo il nostro buen retiro.
Avevo già avuto occasione in passato di intervistarla nel corso del mio lavoro di giornalista, ma oggi che ho la fortuna -e l’onore- di poter trascorrere ogni tanto del buon tempo con lei… ne apprezzo ancora di più le qualità umane oltre che imprenditoriali.
Donatella Cinelli Colombini discende da uno dei casati storici del Brunello di Montalcino. E’ nata a Siena nel 1953, città dove si è laureata in Storia dell’arte con il massimo dei voti.
Per prima ha intuito il potenziale turistico dei luoghi del vino e, nel 1993, ha inventato Cantine aperte, la giornata che in pochi anni ha portato al successo l’enoturismo in Italia. Oggi insegna Turismo del Vino nei Master post laurea.
Nel 1998 ha lasciato l’azienda di famiglia per crearne una tutta sua, composta dal Casato Prime Donne a Montalcino dove produce Brunello, e dalla Fattoria del Colle a Trequanda con cantina di Chianti e centro agrituristico. Le sue sono le prime cantine in Italia con un organico interamente femminile.
Nel 2003 Donatella ha vinto l’Oscar di miglior produttore italiano ed ha pubblicato il Manuale del turismo del vino. Nel 2007 è uscito il suo secondo libro Marketing del turismo del vino seguito nel 2016 dal Marketing delle Cantine aperte.
Dal 2001 al 2011 è stata Assessore al turismo del Comune di Siena ed in questo periodo ha ideato il “trekking urbano”, nuova forma di turismo sostenibile e salutare.
Nel 2012 le è stato assegnato il “Premio Internazionale Vinitaly” e nel 2014 il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana. Dal 2016 è presidente Nazionale delle Donne del Vino.
Donatella, il primo sorso non si scorda mai?
«È un ricordo infantile, forse Natale o forse Capodanno quando mia madre mi metteva una piccolissima quantità di spumante nel bicchiere per brindare».
Una splendida annata…?
«Il 2010 ma forse anche il 2016 in cui il clima è stato particolarmente favorevole e le viti erano in perfetto equilibrio».
E una pessima annata….
«Il 2002: un’esperienza che nessuno può dimenticare a causa della pioggia torrenziale che ha impedito una maturazione completa e sana dei grappoli».
Un calice di?
«Fra i miei preferiti, ne ho due per motivi diversi: il Brunello 2010 IOsonoDonatella, un piccolo capolavoro enologico di equilibrio perfetto, e Cenerentola Orcia Doc 2012, il vino del mio cuore, quello della sfida di un giovane territorio del vino che vuole affermarsi nel mondo e forse…. Come la Cenerentola della storia riesce ad arrivare sul tavolo del Principe!».
Allontana da me questo calice… -il vino che non berrebbe mai
«Detesto i vini dolci, mi danno la nausea. Soprattutto il Tokay ungherese».
Galeotto fu il vino e chi lo bevve…-una storia d’amore o un’amicizia iniziata con il vino…
«La storia comincia circa quindici anni fa quando Serena, una giovane di Mantova, amante dei grandi vini, arriva alla fattoria del Colle e vede nascere la prima annata del vino Cenerentola DOC Orcia. La denominazione Orcia era appena nata e noi stavamo cercando di salvare dall’estinzione l’antico vitigno senese Foglia tonda usandolo insieme al Sangiovese.
Qualche anno dopo Stefano, un wine lover di Correggio, assaggia il vino Cenerentola e ne rimane colpito. Senza conoscersi i due vanno a Bagno Vignoni, un posto magico con la vasca d’acqua calda in cui si bagnarono Lorenzo il Magnifico e Santa Caterina. L’atmosfera è decisamente romantica. Al bordo della vasca medioevale c’è il mio negozio Toscana Lovers, boutique del miglior artigianato toscano. Stefano e Serena entrano nello stesso momento e cominciano a curiosare. Fra tessuti, ceramiche, posate fatte a mano ci sono anche le bottiglie di Cenerentola. Serena le vede e comincia a raccontare la nascita di questo vino che ha vissuto nel lontano 2001-2 alla fattoria del Colle. A quel punto Stefano entra nel discorso e dice che anche lui ha assaggiato il vino e ne è rimasto colpito. Da questo scambio di battute nasce la simpatia che poi si trasforma in amore e che, a settembre li ha portati a sposarsi. Serena e Stefano sono tornati alla Fattoria del Colle per procurarsi Cenerentola DOC Orcia per il pranzo di nozze. Questo vino è stato così importante nella loro storia d’amore da avere diritto a un posto importante nel giorno più bello. Alle bottiglie che hanno comprato ne abbiamo aggiunte una personalizzata “Stefano e Serena oggi sposi” grazie a Cenerentola diventata cupido».
In vino veritas?
«No non è vero, soprattutto chi beve troppo dice tante sciocchezze!».
Le mille bollicine… -champagne sì o champagne no?
«Champagne sì, certo che sì. Qualche giorno fa ho bevuto un Dom Perignon 1992 da incorniciare, come un quadro».
Chi dice vino dice donna?
«Dice soprattutto uomo ma il vino ha bisogno delle donne e di un numero sempre maggiore di donne nella produzione e soprattutto nel marketing».
Via con il vino –il viaggio più bello tra le vigne
«Nel primo dei miei tre corsi all’Università di enologia di Bordeaux sono stata in luoghi inaccessibili e ho fatto assaggi memorabili. A Petrus ho preso un tralcio di vite che poi ho conservato per anni. A Haut Brion facevano i travasi in mezzo a un odore di zolfo impressionante, a Cheval Blanc mi hanno mostrato come si controlla la fertilità del terremo per metterlo in equilibrio. In ognuna di queste cantine ho vissuto emozioni fortissime perché ho incontrato i protagonisti e ascoltato dalla loro voce come nascono i loro vini da favola. Gli anni successivi è stato ancora bello ma mancava la sorpresa e l’emozione della prima volta».
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