La prova del re

La diagnosi di tumore per Carlo III. Il ritorno del figlio Harry. La malattia misteriosa della principessa Kate e l’affidabilità della regina Camilla e dell’erede al trono William. Io che conosco molto bene la corte inglese, voglio raccontarvi, qui e su Grazia, in edicola e online, perchè proprio nelle difficoltà questa monarchia dimostra di essere destinata a durare.

Quarantacinque minuti: tanto (o poco) è durato il ritorno da figliol prodigo di Harry-prince of Spare, dal titolo del suo famoso memoriale, Spare appunto, che soltanto un anno fa aveva scatenato le ire della Royal Family, diventando un best seller in tutto il mondo. Per la precisione, il suo viaggio è durato 26 ore, il tempo di volare da Los Angeles a Londra, incontrare il padre re Carlo III e poi dormire prima di imbarcarsi di nuovo per la California. In una delle stanze di qualche palazzo reale? Macchè, in albergo. Per soggiornare in una delle residenze della Corona britannica, a lui che non è più un “working royal”, ovvero un membro attivo della famiglia-simbolo d’Inghilterra, serve un invito ufficiale. Che non è arrivato.

Volare a Londra, sussurrano indispettiti a corte, è stata una sua iniziativa, decisa all’ultimo minuto. E senza rispettare nessun protocollo. Dopo la notizia del cancro che ha colpito suo padre, Harry si è letteralmente scapicollato a casa. Come un figlio, ma non come un Royal.

E così, sedici mesi dopo l’ultima loro conversazione faccia a faccia e nove dai saluti scambiati all’Incoronazione dello scorso 6 maggio, Harry e Carlo si sono finalmente parlati. A dire il vero, si erano già sentiti al telefono. Il re ha voluto infatti personalmente informare i due figli della malattia che lo ha sorpreso, prima di comunicarlo ai sudditi del suo regno e diventare suo malgrado protagonista delle cronache.

Se l’annuncio di un necessario intervento alla prostata, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità della prevenzione, era stato accolto senza eccessivi allarmismi, quello della diagnosi di cancro, sebbene non sia stata data indicazione di quale organo in particolare sia stato bersagliato, ha scatenato una vera e propria ondata di comprensibili preoccupazioni per la sorte del sovrano, dimostrazioni di affetto e solidarietà popolare, ma anche speculazioni e illazioni sullo stato di salute, oltre che dell’uomo, della monarchia che incarna.

Per questo, sia la regina Camilla che il principe William si sono subito prodigati in rassicurazioni: il re ha già cominciato i trattamenti medici e non smetterà di occuparsi degli affari di Stato, compresi i regolari incontri settimanali con il Primo Ministro Rishi Sunak, è di buon umore e sta affrontando la malattia con spirito e ottimismo.

Con la stessa attitudine, anche l’erede al trono sta misurandosi, per la prima volta, con una complessa combinazione di incarichi, doveri e ansie personali. Da un lato, c’è la cosiddetta Royal Firm: l’istituzione che deve andare avanti, con i suoi 2700 e più impegni annui; dall’altro c’è la Royal Family, e quindi il padre che lotta contro un tumore e, in contemporanea, la moglie Catherine, 42 anni, che sta riprendendosi da un lungo ed estenuante ricovero per un intervento all’addome non meglio specificato ma che pare non trattarsi di cancro e aver interessato l’intestino. Senza contare i figli George, Charlotte e Louis, da confortare e seguire.

Occhi -e tabloid- puntati sul quarantunenne William, insomma, alla sua prima prova da re, o forse a da reggente, qualora Carlo III, 75 anni, fosse impossibilitato a svolgere appieno la sua funzione di sovrano, secondo le prescrizioni del Regency Act del 1937.

In realtà, prima di arrivare a nominare un “reggente”, il meccanismo della Corona britannica prevede la possibilità, per il monarca, di farsi coadiuvare da due Consiglieri di Stato, eletti tra i membri della famiglia. A oggi, e per volere proprio di Carlo III che ha allargato il gruppo nel 2022 alla sorella Anne e al fratello Edward, sono Camilla, i Wales ovvero William e Catherine, i Sussex e i Kent, Beatrice di York e i duchi di Gloucester, ma è escluso che Carlo possa nominare Harry dopo la fuga in California o il fratello Andrew dopo le accuse e il patteggiamento per abusi sessuali su minori, nello scandalo legato a Jeffrey Epstein.

E non è un caso che William non abbia incrociato Harry nelle sue ore sul suolo britannico, nonostante l’“esule americano” abbia lasciato trapelare che sarebbe stato felice di un incontro con il fratello maggiore. Non è evidentemente ancora maturato il momento, per i due, di ricucire lo strappo. Quanto alla linea di successione, nel caso malaugurato in cui gli eventi e la salute del re dovessero precipitare, toccherà a William sedersi sul trono del padre. Suo erede sarà il figlio primogenito George, 10 anni, e a seguire i minori Charlotte, 8, e Louis, 5. Infine, Harry e la sua discendenza.

Ma non è tempo, in Inghilterra, di pensare a una successione. Semmai -e lo dimostrano migliaia di messaggi di supporto da tutto il pianeta- c’è da stringersi intorno a una famiglia che, come mai prima, mostra la fragilità e l’umanità dei suoi componenti. Dietro ai riti, agli orpelli, ai protocolli e ai millenni di storia che sostengono il “sistema” del Regno Unito e del Commonwealth, ci sono uomini e donne, padri, figli e mogli che, come tanti se non tutti, sfidano la morte. Anzi, la vita. God Save the King.

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