Le aspettative (segrete) dell’armadio
Loro sono lì, immobili e vigili dietro le ante spalancate. C’è l’abito fucsia che ho messo a ferragosto, il top arancio della cena in spiaggia, la gonna a fiori della cena thai, gli shorts di jeans che senza non ce l’avrei fatta, la t-shirt della barca e la mini dell’aperitivo…E poi le zeppe rosa con cui ho ballato, le infradito animalier che ho distrutto sugli scogli, i costumi, le paillettes, la maglia e le camicie che non ho mai indossato: loro sono tutti pronti a rimettersi in valigia, quella del rientro. Io un po’ meno…che finchè c’è armadio (pieno) c’è speranza di continuare il viaggio… Li ho appesi tre settimane fa freschi di stiro, a inizio vacanza. E ognuno era un’aspettativa: di sole, mare, divertimento, amore, giri, scoperte e passioni. Ora li prendo e li porto via, e quel che è stato è stato: qualcuno è spiegazzato (la moto, la macchina) , qualcun altro è profumato (di me, di lui, di spiaggia), alcuni macchiati (di vino, di mare, di sushi), quasi tutti usati. Vissuti come le mie giornate, le mie ore, le mie emozioni. Qualcuno (l’abito lungo con le frange, per esempio) avrebbe preferito ballare ma è rimasto seduto per ore sul traghetto. Qualcun altro (il top di seta bianco e blu) voleva fare gran sfoggio di sera e invece ha fatto solo colazione (e in un chiosco on the beach), qualcun altro (la canotta con le perle) ha fatto doppio e triplo turno di lavoro…senza mai passare dalla lavatrice. Ma ognuno ha riempito e abitato l’armadio. Ognuno ha riempito e abitato la vita. Proprio come fanno le (belle) aspettative.
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