Del mio primo viaggio – anzi sbarco, in nave da crociera – a Barbados ricordo soltanto un tramonto sulla spiaggia di Accra, con il sole che placcava tutto d’oro: le onde, la battigia, le palme, le mangrovie, le sdraio e quel capanno di legno e lamiera che distribuiva birra e rhum punch. Un momento di quelli che, ai Caraibi, non sono l’eccezione, semmai la regola.
Viaggio a Barbados, l’isola dei Caraibi che non conosce stagioni
Eppure, quell’attimo autenticamente “Bajan” – in creolo, significa tipico di Barbados – mi era rimasto appiccicato dentro, tanto da accettare una seconda visita. In aereo, e per più giorni che mi immaginavo trascorrere pigri, tra sabbia, cielo e qualche cocktail sulla spiaggia. Invece, c’è di più. Soprattutto c’è il ritmo, anzi il “contro ritmo” di quest’isola-stato dei Caraibi orientali, appartenente all’arcipelago delle Piccole Antille che, in 430 chilometri quadrati, riesce a combinare più di un contrasto, a cominciare dal pluri-affaccio sull’oceano Atlantico e sul più discosto, ma caliente, Mar dei Caraibi.
E poi è suadente e ruvida, gaudente eppure efficiente, radicalmente creola eppure British – è stato territorio della Corona Inglese e poi del Commonwealth Realm sino al 2021. È calda o fredda, mai tiepida. Sorprendente nei suoi tratti più sabbiosi e sguaiati a ovest, così come in quelli più rocciosi e riservati a est, che sconfinano tutti in una natura incontenibile e selvaggia, trattenuta dal filo delle spiagge e domata dalle piantagioni di canna da zucchero, dalle distillerie di rhum, nato qui, dicono, e diventato un vero e proprio business, e dalle sue dimore coloniali British Style.
SOLE, MARE E… POLENTA
Ma Barbados è anche la riga di case basse, per lo più di legno, che vibrano coloratissime nel sole e nei villaggi lungo la costa. A Oistins, per esempio, dove la fervida vita locale gira intorno al quotidiano mercato del pesce dedicato a Berinda detta Baby Doots’ Cox, che ha trascorso oltre 50 anni sul suo peschereccio. Ma anche ai bar e ristoranti che qui, nell’avamposto più a sud dell’isola, attraggono i barjans e i turisti specialmente il venerdì sera, in cerca di birra, rhum e piatti a base di pescato del giorno: mahi-mahi, marlin, tonno, dentice, kingfish ma soprattutto il famigerato Flying Fish and Cou Cou, ovvero il tradizionale piatto a base di pesce volante fritto o al vapore, accompagnato da una sorta di polenta di mais, spezie e verdure.
Anche Bridgetown, la “città del ponte” che è la capitale ed è Patrimonio Unesco dal 2021, e conserva intatta la sua identità di avamposto coloniale britannico del XVII secolo, s’accende dopo il tramonto: il lungomare diventa punto d’incontro, in un’infilata di bancarelle e street food, musica e balli. Gli stessi che sbocciano spontanei e coinvolgenti lungo The Gap, la striscia di movida all night long di St. Lawrence, nel sud dell’isola: Reggae, Rock, R&B, addirittura Soca and Jazz tra bar, ristoranti, piste da ballo on the beach e baie di borotalco, a due passi dai resort cinque stelle (primi tra tutti i due iconici Sandals, Sandals Barbados e Sandals Royal Barbados).
LUNGO RIHANNA DRIVE
“Come, Mr. DJ, song pon de replay. Come, Mr. DJ, won’t you turn the music up?”. La strofa risuona instancabile, a Barbados la canzone è quasi un inno nazionale. Contenute nel brano d’esordio di Rihanna in un mix di creolo e inglese, le parole hanno fatto il giro del mondo e sono tornate a casa, dove la pop star tra le più ricche del pianeta è nata, cresciuta, ed ora è il simbolo vivente della rivincita di uno stato insulare, colonizzato e periferico, che pure ha il coraggio e la voce di farsi sentire e riconoscere.
Lo chiamano pomposamente Rihanna Drive il vicoletto ai bordi di Bridgetown, dove tuttora sorge la casa natale di Riri, la superstar made in Barbados: di legno, due colori e un solo piano, un cortiletto recintato proprio davanti. Una casa come tante, anzi forse meno di tante. Di sicuro molto diversa dalla super villa deluxe da 22 milioni di dollari di One Sandy Lane, il complesso residenziale più esclusivo del Paese, tra palme, mare e security, dove alloggia adesso la cantante quando si trova a passare dalla sua manciata di sabbia e terra natale.
RIVOLUZIONE BAJAN
Ma non c’è solo Rihanna, nell’isola delle piante “barbute”, cioè i fichi citrifoglia qui floridi al tempo dei primi esploratori portoghesi. Ci sono i Beckham, Keith Richards, Sting, Rod Stewart… E poi Roman Abramovic e Toni Blair. Per lo più nomi (e personaggi) britannici che qui, quando ancora l’isola era parte del Commonwealth, hanno costruito la loro seconda casa al caldo, in prossimità dell’Equatore.
In realtà, l’isola secondo si è sfilata dal Commonwealth Realm nel 2021, diventando una Repubblica indipendente e non più soggetta alla Corona inglese – ma resta parte del Commonwealth Nations, ovvero l’insieme dei paesi ex britannici legati tuttora da interessi e alleanze economiche. Il merito va alla premier Mia Mottley, particolarmente attiva sul piano mondiale nella lotta contro il cambiamento climatico e di grande ispirazione per i suoi risultati politici.
È la “seconda donna” di Barbados, dietro la prima, la presidente Sandra Mason. Entrambe stanno plasmando la nuova identità barbadiana: niente paradiso fiscale, ma sviluppo delle risorse locali, turismo e natura in testa. Non è un caso che ci siano altre due donne a capo di Barbados Tourism – Andrea Franklin e Cheryl Charter, e non è un caso che, accanto e intorno ai resort del lusso internazionale, si stia sviluppando una rete di piccoli e grandi tour operator locali.
QUEL DIAVOLO DI RHUM
Ci sono molte esperienze da provare a Barbados. Me ne propongono alcune al Sandals Royal Barbados, il resort (romantico!) nato qui per il brand specializzato nei Caraibi e nel lusso all inclusive: per esempio la scoperta del Rumbullion o Kill Devil, ovvero il rhum con la sua storia ultracentenaria, dalla sua nascita nelle prime rudimentali distillerie alla degustazione e ai pairing più raffinati nei 1500 punti vendita; poi le 57 spiagge, da quelle più bianche e soffici – Accra, Crane, Brandon Beach… – alle più estreme, rocciose e ventose, come Bathsheba o Silver Sands; infine i santuari naturalistici di Barbados Wildlife Reserve – scimmie, iguane, pavoni, daini e tartarughe – e le aree marine, Carlisle Bay in testa, dove fare snorkeling con le tartarughe marine. Rigorosamente prima del tramonto. Perché poi, a Barbados, si balla. E il ritmo è tutto Bajan.
INFORMAZIONI
- Con una temperatura media giornaliera di 26 gradi centigradi, una piovosità media giornaliera inferiore ai 6 mm e 3000 ore di sole all’anno, Barbados non conosce stagioni: è una destinazione ideale tutto l’anno, più secca in corrispondenza del nostro inverno e della nostra primavera, e più umida durante i mesi estivi e invernali.
- Si raggiunge con voli dall’Italia in cosharing, previo scalo in Gran Bretagna, con British Airways ma anche Virgin Atlantic e Norse Atlantic Airways.
- Il sito web di riferimento è www.visitbarbados.org , sito ufficiale di Barbados Tourism, l’ente del turismo.
- Su www.insandoutsbarbados.com sono segnalate le attrazioni dell’isola, dai monumenti ai ristoranti, dalle spiagge alle esperienze.
- Su barbados.org/reserve.htm, info su flora, fauna, tour ed esplorazioni.
- Per le escursioni: www.islandroutes.com/caribbean-tours/barbados
- Per il rhum, dalla distilleria al punto vendita: www.mountgayrum.com
- Per dormire, rilassarsi e soggiornare nei Sandals Resort (a Barbados sono il Sandal Barbados e il Sandal Royal Barbados, uno di fianco all’altro a St. Lawrence Gap): www.sandalsresorts.eu.
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