A Roma, tra libri, fornelli e la mia carbonara vegan

Adoro le interviste. O meglio, adoro che mi intervistino. Questa volta il blog di Aristocampo (ristorante romano che vi consiglio di sperimentare), mi ha messo alle corde, anzi ai fornelli. E mi ha gentilmente invitato a raccontare le mie passioni fuori e dentro la cucina: i miei romanzi, innanzitutto, il mio lavoro. Ma anche le mie ricette segrete.

Ecco qui la mia -la loro-intervista. Buona lettura e buon appetito!

FEDERICA BRUNINI: “LE MIE PASSIONI E LA MIA CARBONARA FUSION”

Federica Brunini, nota giornalista, fotografa e scrittrice (ultimo romanzo, Quattro tazze di tempesta), ha una ottima considerazione della cucina romana.

Nel suo blog www.federicabrunini.com, Federica raccoglie “le sue passioni, i suoi sensi, i suoi pensieri e forse – ma ci riesce, eccome se ci riesce, ndr – anche quelli dei lettori”. Una stanza per comunicare insieme.

Sappiamo che hai la passione di raccontare storie e ami farlo con diversi medium: articoli su giornali, recensioni, romanzi, foto, blog: ci puoi raccontare come pensi di essere riuscita ad esprimerti al meglio?

Credo che ognuno di questi “medium” mi dia la possibilità di esprimere una parte di me: con gli articoli esprimo il mio lato curioso, da investigatore di tendenze e persone, con il blog il mio lato più leggero, con le foto la mia parte più intima e segreta… I romanzi, invece, mettono tutto insieme: sono il mio miglior riassunto.

Ci puoi raccontare come si è sviluppata la tua carriera?

Fin da bambina, sapevo che avrei vissuto di scrittura. A otto anni, per la mia Comunione, ho costretto i miei a regalarmi una macchina da scrivere, con la quale ho confezionato il mio primo giornale, poi i racconti, poi le poesie…. Ho fatto gli studi classici, mi sono laureata in Lettere Moderne. Ma non volevo fare l’insegnante, io volevo soltanto scrivere. Così ho iniziato a bussare alle porte delle redazioni dei giornali e, fortunatamente, qualcuna si è aperta. Da lì, i primi reportage, poi le prime guide di viaggio, i primi manuali. Infine, in anni più recenti, i romanzi. In fondo, sono rimasta la stessa bambina che sognava una macchina da scrivere tutta per sé.

Quanto è difficile esprimere con le parole le sensazioni che provi durante un viaggio, e come riesci a raccontare l’anima di un posto?

La difficoltà per me è non farlo! Tutto ciò che vedo, sento, percepisco, gusto, di cui faccio esperienza, si trasforma in parole nella mia testa. È un processo automatico.

I viaggi, la moda e la cucina: sono queste le tue più grandi passioni? 

I viaggi sono senz’altro la mia grande passione, insieme alla scrittura e alla lettura. Quanto alla moda, preferisco parlare di costume, di quell’insieme cioè di tendenze che la collettività umana esprime nella quotidianità. Infine, la cucina, anche se confesso che sono decisamente più brava a degustare che a cucinare!

Quanto è importante per te conoscere i piatti tradizionali e in generale l’alimentazione di un paese che visiti per la prima volta?

Il cibo è per me espressione diretta della cultura e della sensibilità di un popolo, come l’arte o la musica. Non posso conoscere un Paese e capire la sua gente se non mangio ciò che c’è nei loro piatti!

Sei molto attenta alla tua alimentazione? Quali sono gli aspetti a cui stai più attenta?

Sono stata vegana per un lungo periodo, poi vegetariana, oggi direi “pescetariana”. Non mangio carne, se non in circostanze eccezionali che, in viaggio, possono capitare. In generale, mangio tanta verdura fresca e tanta frutta. Non inizio mai la giornata senza la mia centrifuga di frutta fresca. Poco o niente pane, pasta, zucchero bianco. Cerco di mangiare farina integrale, non bevo latte vaccino né caffè. Insomma, è un bel problema invitarmi a cena.

Cosa pensi della cucina romana? C’è un piatto che più di altri apprezzi di più? Hai dei ricordi particolari legati a questa cucina?

Adoro Roma e la cucina romana, almeno quella che ho più spesso l’occasione di mangiare. Appena passo dall’Urbe, mi fiondo alla ricerca di un buon piatto di cacio e pepe. Idem le puntarelle e i carciofi alla giudia. E la falsa carbonara che io faccio a modo mio, come spiego nel romanzo Quattro tazze di tempesta (Feltrinelli), cioè senza guanciale o pancetta ma con l’aggiunta di un cucchiaio di foglie di Lapsang Souchon, un tè nero di origine cinese affumicato che amo mettere in tanti piatti.

Hai sperimentato un piatto che ti ha particolarmente colpito ultimamente e che vorresti consigliare ai nostri lettori?

Sono reduce da un tour gastronomico della Catalogna spagnola, in cui ho riscoperto quanto possono essere buoni i funghi, soprattutto nelle creme, nei bignè e, in genere, nelle tapas. Ho anche sperimentato, con successo, il mandarino come ingrediente di alcuni piatti, per esempio con le capesante o i gamberi spadellati.
Sono anche una fanatica della cucina Thai. In cucina, mi piace osare con i sapori.