Buon affetto

Aiuto, è Natale e io non me ne sono accorta. I giorni slittano via più veloci di Babbo Natale e le sue renne e io sono arrivata in ritardo con tutto e con tutti, anche con voi e con queste mie parole di affetto, sì. Perché se c’è una cosa di cui sono certa, in mezzo a tanta confusione, è che i sentimenti ci salvano. E tra tutti, l’affetto è tra i più potenti. 

Dal latino adfectus e adficere, significa “fare qualcosa per” qualcuno: contribuire, alleggerire, aiutare, o soltanto divertire, allietare, abbracciare. Insomma, mettere l’altro accanto a noi per un istante. Ed è questo, in fondo, il significato originario del Natale. Fare qualcosa per qualcuno o qualcosa d’altro da noi, allargare il mondo, le braccia e le prospettive.

In un momento storico in cui ci viene chiesto invece di chiudere e di rimpicciolirci nel nostro piccolo, addirittura contro gli altri, Natale diventa rivoluzionario.

Voglio esserci per me e per gli altri, con gli altri. E gli altri siete innanzitutto voi, con i quali mantengo fortunatamente il filo di un dialogo sottile ma resistente agli anni e agli urti che voglio continui mentre termino per noi il prossimo romanzo.

Eh sì, nel 2025 torniamo in libreria per leggerci, parlarci, riflettere, capirci, amarci, crescere insieme. E io non vedo l’ora. Perché, alla fine, conta quanto diamo di noi al mondo, quanto lasciamo della nostra esperienza di cuori umani. Senza nessun secondo fine, nemmeno l’attesa di un grazie, sennò non vale. Il senso di stare al mondo non è prendere, è dare. E non c’è migliore occasione di un Natale rivoluzionario per ricordarcene.

Auguri, con tutto il mio affetto

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