Diario dal bosco
Lasciar andare. Mollare, disinnescare: mi riesce malissimo. Sono una persona che “tiene” tantissimo. Tengo persone, idee, progetti, legami, vestiti, ricordi, parole, foto, sentimenti, antipatie e simpatie, musi pochi perché di solito dico ciò che sento e poi bam, mi passa. Faccio fatica a lasciarmi scivolare la vita e misuro chi entra nella mia in base al suo grado di intensità, a quanto di sé mette in ciò che è e che fa. Così, in queste settimane che precedono l’inverno, mi dedico all’auto-educazione. Osservo gli alberi e mi sforzo di imitarli, perché loro sì che sanno spogliarsi, certi che rifioriranno e “rifoglieranno”.
Bisogna lasciar cadere, talvolta. E lasciarsi cadere, mi dico. Sedersi e sentire che tutto accade per una ragione, anche ciò che sembra incredibile o impossibile da tollerare.
Con questo mood, sono tornata tra i boschi, il luogo magico che tutto trasforma. È rifugio ma anche sfida, è avventura e disavventura, serenità e paura, sicurezza e pericolo. È il posto delle favole ma anche del loro opposto, di Cappuccetto Rosso e del lupo, di principesse e orchi, di albe fatate e notti infinitamente agitate, di passaggi, riti, storie e memorie. E ho incontrato la prima neve, seme bianco dell’inverno, ritrovando la poesia dentro e fuori di me, soprattutto dentro -e temevo di averla persa, tra le mille corse e i mille impegni della vita quotidiana.
Invece c’è, salda in me e e credo anche in voi. Cercatela, non trascuratela. Siate poesia e trovatela intorno a voi, perché ci salva e ci salverà. E ci permetterà di lasciar e lasciarci andare, senza farsi male, anzi per farci bene. Per rigenerarci e ricominciare: un altro anno, un altro lavoro, un altro amore, un altro progetto o un altro libro.
Rifioriremo, metteremo su altri fiori e altre foglie. È il ciclo della vita: perdere per trovare, cadere per volare, mollare per tenere altro e altri. Soprattutto sentire dentro di sé la vita che spinge, anche sotto la neve. Perché è da lì che viene tutto, è nei momenti di stasi e di silenzio che nasce il movimento, che si trova la voce.
La mia, per ora, è tutta nelle pagine del nuovo numero di The Good Life in edicola, dove racconto la città che cambia e diventa elettrica -sempre più eco, veloce e sostenibile- e l’anima del bosco, della dimensione super natural del forest bathing, del foliage, degli eco-nidi costruiti sugli alberi.
E poi è negli articoli di Grazia, dove monitoro il nuovo corso della Royal Family britannica, ed è sul mio blog e sui miei account social IG e Facebook. Ma è soprattutto forte dentro di me. Ed è con il tono più morbido possibile che vi auguro un buon avvicinamento all’inverno, al silenzio e alla poesia.
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