Farsi primavera

“Nel cuore non finisce niente, tutto si trasforma” dice Giorgia ad Alex, congedandosi o forse no (ci si congeda mai dalle persone che si è amato?), nelle pagine finali de #lacirconferenzadellalba.

Quelle che, in questi giorni, sono andata a rileggermi. E non perché avessi bisogno di fare i conti con il mio cuore -quelli li faccio un milione di volte al giorno, e so benissimo quando tornano e quando no! -ma perché avevo bisogno di fare i conti con la mia capacità di cambiare.

Mi sono sempre vantata di essere una persona attratta dai cambiamenti, sempre pronta a rivoluzionare tutto se sente che è necessario, buono, utile. O soltanto eccitante. E poi lo sapete, sono pur sempre nata sotto il segno dell’ariete: mi infiammo e brucio tutti gli ostacoli sul mio cammino…possibilmente subito. Che la vita ci passa sotto il culo alla velocità della luce, e io non voglio perdermene nemmeno un secondo. Però… però sono anche innamorata dell’altra parte di me, quella del mio ascendente capricorno. Quella parte che scala le montagne pietra dopo pietra, che non molla, che non cede di un centimetro. Che sa resistere agli ostacoli e alle difficoltà. E che però, a volte, finisce per morire di sete piuttosto che fare un passo indietro o avanti, e muoversi da dove crede che l’acqua sia e invece no, non c’è.

Me lo ha fatto notare una cara amica qualche giorno fa, disegnandomi: la “capra” che c’è in me, pronta a immolarsi sulla parete rocciosa e morire di stenti, piuttosto che dare retta a chi mi ama e mi prega di spostarmi, che qualche metro più in basso c’è tutto, c’è cibo, c’è acqua, compagnia, amore, riposo.

Così… l’ho fatto. Ho accettato di cambiare posizione. Di cambiarmi. Di essere, per una volta, meno “capra” ;-) E sapete una cosa? Accettare di cambiare se stessi è tra le sfide più ardue e più ardite, e che paura. Ma che bello però accogliere di poter essere sempre noi, ma con meno limitazioni: quelle che ci siamo imposti per l’idea che di noi ci siamo fatti, o ci siamo lasciati fare. Il che non significa dimenticare chi siamo, tutt’altro, ma regalarci la possibilità di accogliere anche altre possibilità di azione e reazione. Di vita.

Siamo più di quello che pensiamo. Siamo più di quello che sogniamo. Siamo la possibilità che scegliamo di realizzare in quell’istante.

Ho sempre mal tollerato quelli che, quando sei in difficoltà, ti suggeriscono di guardare avanti. No, io voglio guardare dappertutto. Voglio tornare indietro, prendere la rincorsa, fare una giravolta, e magari fermarmi. E poi ripartire chissà come e chissà dove.

Perché non c’è altra strada, non c’è mai. La tracciamo a ogni scelta. E la scelta è tra vivere e farsi primavera, o soltanto sopravvivere all’inverno.

Io, oggi, mi faccio primavera. E voi?

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