Il momento di fermarsi
Quello che è accaduto ieri a Manchester, al termine del concerto di Ariana Grande, mi ha stravolto. Naturale, direte. E infatti lo dico anche io. Come potrebbe non influenzarmi? Il fatto è che ogni tragica volta che succede qualcosa di drammatico e, come in questo caso, di profondamente ingiusto e crudele, mi trovo a corto di parole. Blog, articoli, libri… mi sembra tutto così insulso, così inutile. So che devo postare tre volte a settimana sul blog per mantenere l’attenzione dei miei follower, mostrare la foto dell’ultimo viaggio su Instagram, o scrivere quell’articolo sulle tendenze dell’estate…e invece vorrei fermarmi. Per rispetto delle vittime, del dolore altrui, del dolore mio?
Ma se smettiamo di essere noi stessi e di fare la vita che facciamo, mi suggeriscono alcuni amici e colleghi, la diamo vinta a chi vuole il male, a chi vuole metterci paura, a chi vuole toglierci la nostra libertà… etc etc
Bene. Mi mettono paura. Mi tolgono la mia libertà. Mi vogliono male. E sono stanca di fare finta che non sia così. Questo dover andare avanti per forza a postare foto dei nostri piatti e dei nostri sorrisi, mi chiedo, aiuta davvero la nostra causa o ci aiuta soltanto ad annebbiare la coscienza, a non pensare a cosa davvero stia avvenendo fuori e dentro di noi?
Questo imperativo a proseguire senza che nulla modifichi i nostri programmi di viaggio, incontro, lavoro, famiglia, ha davvero senso? O invece avrebbe senso fermarsi, tacere, non partire: guardare in faccia la realtà, guardare in faccia noi stessi e quelli che ci stanno accanto. Il mondo è cambiato, cambia ogni giorno. Il fatto di Manchester, o quelli della Siria, della Libia, di qualunque angolo del mondo, deve cambiarci. Altrimenti è come se non fosse successo niente. Altrimenti continuiamo a negare, continuiamo a ignorare ciò che forse dovremmo deciderci a prendere in esame sul serio. A costo di rinunciare a postare. Di vivere una vita che non è più normale. Perché niente è normale di questi tempi di bombe. Anche se continuiamo a ripeterlo. Perché abbiamo paura. Perché ci hanno tolto la libertà. Perché il male, ogni tanto, vince. Soprattutto se lo si sta a guardare.
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