Il Natale? È uno stato d’animo

Ognuno conosce il suo Natale. O almeno quello che, ogni anno, vorrebbe festeggiare. E poi conosce i Natali che tv, cinema, e letteratura propongono. Ma ci sono anche i Natali degli altri. Quelli che non festeggeremo mai perchè saremo impegnati a celebrare il nostro. Quelli vicini e lontani, quelli ai Tropici, o all’estremo Nord, quelli in spiaggia e quelli in montagna, quelli in città -e ogni città ha il suo- e quelli nel bel mezzo della campagna gelata o innevata.

Il Natale,  insomma, è uno stato d’animo.

È quel legame che ci tiene stretti alla nostra infanzia, a quella parte di noi che credeva alle fiabe, all’amore, alla bontà, alla solidarietà. Quella del Natale è la storia perfetta: la storia di chi supera difficoltà e ostacoli per venire in un mondo dove tutto è possibile e dove tutto è ancora magico. Che si parteggi per Gesù Bambino o Babbo Natale, poco importa: l’importante è credere che i miracoli accadono, dentro e fuori di noi.

Con questa curiosità, a ogni viaggio chiedo “ma voi, come festeggiate il Natale?”. Che significa, in fondo, “ma voi, credete ancora alle fiabe?” e soprattutto “credete ancora alla magia della vita?”

Pochi giorni fa ho fatto questa stessa domanda agli amici di Stoccolma. È facile, in Svezia, ritrovare lo spirito natalizio: la neve e il buio fuori, le candele accese sui davanzali, i camini dentro. E poi i biscotti di pan di zenzero per gli umani e quelli per le renne, gli alberi -quelli veri-imbiancati e illuminati dalla luce del Nord, il ghiaccio su cui pattinare, le slitte e i campanelli…

Insomma, lo spirito natalizio abita lì, a poche centinaia di chilometri dalla casa -leggendaria, a Rovaniemi, in Finlandia- di Santa Klaus. Infatti, in Svezia, così come in buona parte del mondo, il Natale si festeggia il 24, dal pomeriggio in avanti.

Ci si ritrova intorno alle 16, intorno alla tavola imbandita. I più piccoli si incollano alla tv a guardare il vecchio e immancabile cartone animato di Paperino -in Svedese, Kalle Anka-gli adulti sorseggiano birra, vino o Julmust, la tradizionale bibita natalizia a base di acqua frizzante, zucchero, estratti di luppolo, estratti di malto, spezie. In tavola, i tipici antipasti a base di salmone, aringhe, anguilla, patate, cetrioli…Poi la carne e i formaggi. Infine i dolci, dolcissimi e tantissimi. Insieme, si aspetta la venuta in serata di Babbo Natale. Considerata la sua rotta, è ovvio che atterri prima qui…che a Milano, per esempio!

La tradizione di celebrare il Natale la sera del 24 dicembre è la più diffusa a ogni latitudine. L’Italia fa eccezione tra un Sud che tende a fare il cenone a cavallo tra il 24 e il 25 e il Nord che preferisce il pranzo di Natale il 25.

Ma poco importa: le fiabe non tengono conto dell’orologio. Si realizzano quando e dove trovano spazio, fantasia o nella realtà, nei cuori o nelle teste…

L’importante è crederci. Credere che il buio ceda il posto alla luce, che la tristezza si trasformi in gioia, che la ricchezza, qualunque essa sia, possa toccarci in sorte, che l’amore, infine, illumini ognuno di noi e ogni famiglia, che le nostre vite, tutte -anche le più complicate-possano trovare sempre la strada verso la magìa, la speranza, l’attesa di nuove meraviglie.

Buon Natale!