Il re del giorno
Qui e in edicola su Grazia, vi racconto dell’Incoronazione di Charles III.
God Save the King: la storia, quella con la S maiuscola, è tutta in queste parole di benedizione dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby che risuonano solenni, quasi un canto, lungo la navata dell’abbazia di Westminster colma di ospiti e, attraverso l’audio e le immagini della BBC, rimbalzano sul sagrato, da lì in tutta Londra fino a raggiungere il pianeta a ogni latitudine. Davanti a lui, visibilmente commosso, siede il neo-incoronato re Charles III con in mano due scettri, sormontati l’uno dal globo,simbolo del potere temporale, e l’altro dalla colomba, a rappresentare il ruolo spirituale. Ora sono suoi, come la corona finalmente in testa: a 74 anni -e a sette mesi dalla scomparsa di sua madre, la compianta Queen Elizabeth (morta lo scorso 8 settembre 2022, ndr)- Charles III è stato ufficialmente proclamato His Majesty the King, titolo che ha atteso più a lungo di qualunque altro erede al trono (prima di lui, soltanto William IV, re a 64 anni nel 1830, ndr), al termine di una cerimonia durata due ore e cinque fasi, in cui è stato riconosciuto, unto con l’olio santo, investito, intronizzato e infine omaggiato insieme alla donna che è diventata la sua seconda moglie ed è adesso queen, regina.
Quella di Charles III e Camilla è stata un’incoronazione di coppia, quasi un matrimonio in grande stile dopo quello più defilato e volutamente sottotono del 2005 al quale Sua Maestà Elizabeth II si rifiutò di partecipare. Nel frattempo sono trascorsi 18 anni e la costante operazione “simpatia” di C&C ha funzionato, eccome: i due sono apparsi complici e uniti, entrambi con le spalle ben coperte dai mantelli regali d’ermellino e da un legame che dura da 53 anni nonostante i rispettivi matrimoni poi divorzi -quello con Diana Spencer, appunto, e con Andrew Parker Bowles, presente all’Incoronazione insieme ai figli, ai nipoti (Gus e Louis Lopes erano i paggi accanto al piccolo George) e altri membri del clan di Camilla che, fino allo scorso 6 maggio, non si erano mai fatti notare e invece ora saranno anch’essi parte integrante della Royal Firm – in particolare la sorella Annabel Shand (questo il cognome da nubile della regina) e l’amica Lady Fiona Lansdowne, entrambe affacciatesi al balcone di Buckingham Palace, il figlio Tom -scrittore e rinomato critico gastronomico-e la figlia Laura, sposata con l’ex modello Harry Lopes.
Del resto inclusione, integrazione e accoglienza sono le linee guida della nuova era carolingia della monarchia, e l’Incoronazione ne è stato un manifesto (dal coro gospel alle rappresentanze di tutte le religioni fino alle regalie offerte da esponenti multirazziali) che deve, da qui in avanti, trovare la sua attuazione. Il Paese, ma anche gli osservatori internazionali, chiedono a King Charles di essere rassicurati dopo la Brexit, i rapidi e tumultuosi giri di premier (dopo Boris Johnson, Liz Truss e Rishi Sunak), e la scomparsa di The Queen, icona e riferimento indiscusso per sette decenni. E la rassicurazione più evidente è nelle sillabe che Charles III ha mormorato al figlio William, inginocchiatosi ai suoi piedi come previsto dalla cerimonia: Thank you, grazie. Il principe di Galles, 40 anni, è primo in linea di successione e fondamentale sostegno di questo re anziano, troppo secondo i suoi detrattori, che è già stato definito “the King of a tricky transition”, re di transizione insomma, e nemmeno facile. William è il futuro ma è già presente. E lo è con la moglie Kate, sua preziosa alleata. La sua apparizione (in abito bianco in crepe di seta di Alexander McQueen e la semi tiara -anch’essa della maison britannica-in argento e cristalli, a tema floreale a rievocare le coroncine di fiori che indossarono le damigelle di Elizabeth II nel 1953, mantello e simboli Royal), accanto ai figli perfettamente vestiti e istruiti, ha placato ogni ansia. Con il sovrano, insieme a lui e dopo di lui, ci sono loro, i Wales: no panic, please. E pazienza se non si può contare su Harry, che non è mai stato più “Spare”, ovvero di troppo, di così (dal titolo del suo memoriale e polemico best seller). È arrivato, apparso in chiesa -solo e con indosso il tight di Dior- e ripartito per festeggiare oltreoceano il quarto compleanno del suo primogenito Archie con la moglie Meghan, la grande assente, e la piccola Lilibet. Senza scambiare né una parola con il fratello maggiore nè un’occhiata. Seduto in terza filo con le cugine Eugenie e Beatrice di York e consorti e il decaduto zio Andrew, è stato “impallato” dalla piuma rossa del copricapo di zia Anne, poi protagonista della parata a cavallo e già fidata spalla del fratello re, nonostante qualche effimera tensione.
Poche celebrities (tra i quali Judi Dench, Maggie Smith, Emma Thompson, Nick Cave, Kate Perry e Lionel Richie che qualche giorno prima si era permesso di sfiorare la spalla della regina, contravvenendo alla regola di non toccare mai i sovrani), novanta capi di Stato, insieme agli amici di cuore e di affari tra i duemila invitati dal sovrano (con la sorpresa italiana di Federico Marchetti, l’imprenditore tecno-green già fondatore di Yoox, coinvolto da Charles III nel progetto britannico Sustainable Markets Initiative, ndr), nessun passo falso: la straordinaria macchina dell’Incoronazione, dopo mesi di prove diurne e notturne open air e davanti al plastico dell’abbazia ricostruito per permettere a Charles e Camilla di studiare ogni loro mossa, ha funzionato impeccabile.
A guastare la festa durata fino a lunedì 8 -con il mega concerto nel quale si sono esibiti Kate Perry, Lionel Richie e Andrea Bocelli, banchetti, parate ed eventi benefici- solo le contestazioni degli anti-monarchici repentinamente sedate dalla sicurezza, e la pioggia battente. Ma niente è certo a Londra, tranne la pioggia.
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