Il tè criminale di Nicolai
Non potevo dire no. Anzi, non volevo. Perchè sul tavolo c’erano due mie grandi passioni: tè e libri. E, sulla sedia, un autore di quelli che ho amato e amo leggere: Nicolai Lilin, lo scrittore che ha conquistato me e migliaia di lettori con il romanzo Educazione Siberiana e poi con l’omonimo film diretto da Gabriele Salvatores. Con gesti rapidi ma meticolosi, ha aperto il sacchetto di carta di Beato tè, il negozio russo di via Paolo Sarpi a Milano, e ha versato la sua miscela di tè siberiano, o cifir, nella teiera. Poi lo ha messo a bollire per oltre 15 minuti, durante i quali mi ha spiegato l’origine e il senso di un rito che ha definito comunitario e criminale. «Questo è il tè dei delinquenti, dei deportati nei campi di lavoro dall’armata russa dopo la rivoluzione comunista in Siberia», mi ha spiegato. «Per loro era l’unico eccitante disponibile, una fonte di vitamine. Ma anche un rituale per riunirsi e non smarrire il senso della propria identità», ha aggiunto. E poi: «ci ho messo un quarto della dose normale, bevine solo un sorso. Altrimenti rischi di non dormire per i prossimi tre giorni!» mi ha istruito. Così ho fatto: prima ho annusato la bevanda scura, poi l’ho assaggiata. Ed è amara, densa, ristretta, forte ed emozionante come le storie che racconta Lilin. Il quale ha bevuto la sua tazza di tè stringendola tra le mani tatuate, anch’esse “criminali” e insieme “artistiche”, capaci di tatuare la pelle e le t-shirt e le felpe del brand Happiness (io mi sono innamorata della felpa color carne). «Da bambino decoravo le mie braccia proprio con il cifir!», ha confessato. Infine, mi ha insegnato:«mai soffiare sul tè bollente -in Russia è considerato un gesto maleducato- mai tenere la tazza con una mano sola, meglio con due, mai fare meno di tre sorsi». Piccole lezioni di stile e criminalità. Info: www.happiness10.com
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