La regina straordinaria
Settant’anni di regno in cui ha fatto la Storia ogni giorno. Le grandi sfida che ha affrontato tra lutti, scandali, ma anche la gioia di essere la sovrana più longeva e amata. A 96 anni Elisabetta II sta per festeggiare uno straordinario giubileo. Ma c’è ancora un progetto che le sta a cuore: affidare alla sua grande famiglia, dal principe Carlo ai nipoti e alle loro consorti, il futuro della Corona inglese alla quale continua a dare tutta se stessa. Vi racconto tutto qui e su Grazia in edicola.
Mille attori, cinquecento cavalli, sessanta orchestrali: i festeggiamenti per il giubileo di platino, ovvero i primi settant’anni di regno di the Queen, cominceranno così, con un mega-show di tre giorni al castello di Windsor-dal 12 al 15 maggio- che ripercorrerà la storia della monarchia inglese ma soprattutto quella straordinaria di Elizabeth II (www.platinumjubilee.com).
Con i suoi 96 anni compiuti lo scorso 21 aprile e celebrati in forma privata a Sandringham nonostante gli omaggi in tutto il globo, è la sovrana più longeva d’Inghilterra e la prima donna al mondo a reggere lo scettro così a lungo. Un record unico, realizzato tra le sfide non facili dell’ultimo periodo: la pandemia e i lockdown, la scomparsa nel 2021 del marito Philip dopo novantaquattro anni di matrimonio, lo scandalo Epstein che ha coinvolto e travolto il suo terzogenito Andrew, accusato di abusi sessuali sull’allora minorenne Virginia Giuffre indennizzata poi con oltre dodici milioni di euro-, le accuse di razzismo lanciate in tv dai cosiddetti duchi di Montecitos alias Harry e Meghan, che, dopo il loro addio ufficiale alla Corona d’Inghilterra, vivono appunto nell’esilio a stelle e strisce di Montecito, in California. Infine, oltre allo sgomento per le sorti dell’Ucraina (Sua Altezza ha fatto una cospicua donazione ai rifugiati pochi giorni fa), il Covid e i suoi effetti l’hanno lasciata, per sua stessa regale ammissione, esausta e spossata al punto da dover, per la prima volta durante la reggenza, delegare e passare il testimone degli impegni ufficiali ai famigliari. Un passo indietro? Semmai uno in avanti, sulla strada di una Royal Firm, la “fabbrica” reale di Buckingham Palace, più unita, attiva e organizzata che mai.
Dopo sette decenni da attrice protagonista sulle scene e gli schermi di tutto il mondo, the Steadfast Queen, la regina incrollabile (il suo soprannome a corte, ndr) pare giocare adesso a fare la regista: dirige, istruisce, suggerisce, affida ruoli e copioni al suo “cast” di figli, nipoti e pronipoti, nel tentativo di compattare la monarchia e i suoi eredi, assicurandole così un futuro nel segno della continuità e di una nuova alleanza tra i membri.
Con la recente decisione di concedere a Camilla il titolo di Queen Consort o regina consorte quando Charles diventerà re, la regina ha fugato infatti ogni dubbio sulla sua successione ma soprattutto ha fatto finalmente una pubblica dichiarazione di supporto nei confronti della nuora.
Non a caso Charles e Camilla sono stati incaricati di sostituirla alla messa del Royal Maundy lo scorso Giovedì Santo nella cappella di Windsor, una delle funzioni più importanti dell’anno ecclesiastico anglicano in cui speciali monete d’argento (il Mounday Money, ndr) vengono distribuite ai più bisognosi del Paese direttamente alle mani dei sovrani. Intanto, in attesa del trono, i due futuri regnanti lavorano per guadagnarsi, se non l’affetto, almeno i like dei sudditi. Il loro account social @clarencehouse, così come i loro outfit, hanno cambiato stile: tra ricette e cavalli, ora spuntano sempre più spesso foto in coppia e in pose da royal felici e griffati Chanel, ovvero con quelle doppie C simbolo della storica maison parigina, ma anche dell’amore che lega le C di Charles e Camilla.
Look coordinati negli abiti e nei colori -blu e azzurro soprattutto-anche per i Cambridge, destinati a incarnare il ruolo dei reali della porta accanto. Rassicuranti e puntuali come il tè delle cinque, William, Kate e i tre figli (George, Charlotte e Louis) sono ormai una squadra affiatata e provata a ogni dovere istituzionale. Nonostante il loro contestato tour nei Caraibi, William e Kate restano i migliori ambasciatori di una corona che assomiglia sempre più a un brand e che, come ogni marchio, ha bisogno di testimonial. Tra questi, Sua Maestà ha arruolato i Wessex (Edward, Sophie e i figli Louise e James), i quali partiranno presto per Barbuda, Antigua e l’arcipelago de Le Grenadine, ma anche la principessa Anne e il suo consorte, ingaggiati in Australia e in Papua Nuova Guinea, per rimarcare, se mai ce ne fosse bisogno, che di regina -e di Commonwealth- ce n’è soltanto una, e pure tosta.
E chissà che anche Harry e Meghan non finiscano per accettare una parte nel nuovo kolossal diretto da the Queen, ora che hanno rimesso piede sul suolo britannico e, forse, nel cuore della nonna, che li ha invitati ad affacciarsi insieme al resto della famiglia dal balcone di Buckingham Palace nel long weekend dal 2 al 5 giugno, culmine e termine del Giubileo di Platino.
Accusata in passato di essere poco empatica e poco propensa a mostrare i sentimenti (e Peter Morgan, lo sceneggiatore della serie Netflix The Crown non ne ha fatto mistero), Queen Elizabeth non sembra più temere di rivelarsi umana, addirittura incline a riabilitare molto e molti. Alla commemorazione del principe Philip, ha voluto Andrew ad accompagnarla, tra le lacrime di commozione della nipote Beatrice di York, e non si è opposta alla pubblicazione del libro-memoriale che Harry è intenzionato a pubblicare in estate, dopo il Platinum Jubilee, e potrebbe contenere rivelazioni scomode.
Del resto, questo è il momento di festeggiare, di riunirsi sotto lo stesso brand e la stessa corona. E di celebrare la donna che è diventata un’icona pop -in occasione del compleanno le è stata dedicata una Barbie in edizione speciale- e ogni giorno fa la Storia. Dal 1952.
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