La svolta verde della regina
Elisabetta II parteciperà alla prossima conferenza delle Nazioni Unite in Scozia sui cambiamenti climatici. Una scelta che ha conquistato i britannici e con cui la sovrana si conferma attiva nel difendere il pianeta. Per sentirsi ancora più vicina al figlio Carlo e al nipote William. Ve lo racconto qui e su Grazia in edicola.
È sempre più verde il sangue blu della regina Elisabetta, che ha annunciato la sua partecipazione alla COP26 di Glasgow (United Nations Climate Change Conference, ndr), la conferenza globale delle Nazioni Unite dedicata all’ambiente e al cambiamento climatico, dall’1 al 12 novembre prossimo. L’annuncio, subito ritwittato dal Presidente della COP26 Alok Sharma che si è dichiarato absolutely delighted, ovvero felicissimo, ha rimbalzato sui social di tutto il mondo e ha contribuito, in pochi click, a portare l’attenzione sull’evento che coinvolgerà oltre 200 Paesi e i relativi capi di stato, ma non solo.
Con questo gesto, Sua Maestà non ha soltanto assicurato l’interesse mediatico sull’importante appuntamento presieduto dal Regno Unito in questo 2021 -avrebbe dovuto svolgersi nel 2020 ma è stato rimandato a causa della pandemia -ma ha lanciato una serie significativa di messaggi, il primo dei quali è indirizzato alla Scozia, la regione che lei più ama e che meno la ricambia nei sondaggi pro-monarchia.
Secondo, abbracciando la svolta green e facendosi paladina della salvaguardia del pianeta, Elisabetta II conferma ancora una volta, dopo la sua apparizione all’Eden Project in Cornovaglia con i leader del G7 lo scorso luglio, la capacità di cogliere le necessità e rispondere alle emergenze del momento, nonostante i suoi novantantre anni di età e i sessantanove di regno.
Terzo, ribadisce la sua intenzione di mantenere la Corona sulla propria testa e il Regno Unito sulle proprie spalle, a smentire definitivamente le voci di un’abdicazione o di un passaggio di consegne imminente. Quarto, coerentemente con il suo discorso dello scorso Natale trasmesso dalla BBC, rimarca quanto sia rimasta colpita dalla “determinazione che le nuove generazioni hanno dimostrato su questioni come la protezione dell’ambiente e del clima”, alleandosi anche con i suoi sudditi più giovani.
Ultimo, ma non meno fondamentale, apre una condivisione, e forse anche una possibile successione di valori, principi e linee guida, con il figlio, il principe Carlo, 72 anni, prossimo erede al trono e da sempre attento alle esigenze ambientali, sia come ambassador che come imprenditore.
Sin dagli anni Ottanta, infatti, Carlo ha investito nella sostenibilità, e ha fondato il brand di alimenti bio e super food Dutchy Originals, ha sollecitato programmi e campagne ecologiche contro il surriscaldamento globale e il riforestamento della Gran Bretagna e ha contribuito a innovare le modalità di gestione e manutenzione delle sue proprietà.
Suo l’invito a piantare alberi in ogni angolo del mondo in cui transita -l’ha fatto anche nel suo ultimo royal tour in India-e sua, con molta probabilità, anche l’idea di trasformare il prossimo Giubileo per i settant’anni di regno della madre nel 2021 in un’iniziativa pro-ambiente e anti-CO2: si chiama Jubilee in a tree, Il Giubileo in un albero, appunto, e mira a sensibilizzare i cittadini, gli enti locali e le associazioni a prendere la vanga in mano, come hanno fatto The Queen e suo figlio all’inaugurazione del progetto, e piantare una nuova pianta o un nuovo seme.
Negli ultimi mesi, anche William e Kate si sono meritati il titolo di duchi ecosostenibili, dedicando sforzi e fondi alla natura e alla sua conservazione con il progetto Earthshot Price e l’appoggio del celeberrimo naturalista Sir David Attenborough. I due colmano in parte l’assenza di Harry, che si è sempre distinto per le sue lotte a difesa delle risorse naturali del pianeta, in Africa soprattutto, sua terra d’elezione prima di condividerne fascinazione e impegni con la moglie Meghan Markle.
Proprio gli ex Sussex, però, a giudicare da un’indagine ripresa dal quotidiano Daily Mail, sarebbero i meno ecologici di tutta la Royal Family, con una Carbon Footprint, cioè l’emisissione di gas serra che ogni essere umano lascia dietro di sé nelle proprie attività quotidiane, poco responsabile, soprattutto a causa dei lunghi e continui spostamenti aerei. Un’accusa che pesa specialmente adesso che Harry è atterrato a Edinburgh per una serie di impegni royal -gli ultimi, tra cinque settimane sarà ufficialmente dispensato dai suoi doveri reali in seguito alla sua decisione di preferire una vita da commoner negli Usa-, tra i quali l‘inaugurazione del tour operator a basso impatto ambientale Travalyst.
A fare scalpore, intanto, è soprattutto l’inchiesta di The Guardian. Secondo il quotidiano britannico, la monarchia si sarebbe invece avvalsa dei privilegi accordatele dallo storico Queen’s Consent -meccanismo che permette alla sovrana di dire la propria sulle proposte di legge che potrebbero avere un effetto sulle prerogative e gli interessi della Corona- per aggirare le nuove normative ambientali in Scozia, ed esentare così le proprietà della casa reale dall’obbligo di implementare opere di rinnovamento pro-energie rinnovabili. Per ora Buckingham Palace tace, lo stesso fa il governo scozzese. Ai green posteri, la sentenza.
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