Lady D, la donna che visse mille volte
Quando Lady D si schiantò e morì contro il ponte de l’Alma, a Parigi, non facevo ancora la giornalista. Avevo venticinque anni e una vita davanti. Potevo fare tutto e il contrario di tutto. Di sicuro, mai avrei pensato di scrivere di lei, un giorno. E di dedicare molte delle mie righe alla Royal Family inglese. Ma la vita, si sa, è una continua sorpresa. E anni dopo mi sono ritrovata a indagare tra le pagine, le pieghe e gli scandali della monarchia britannica. Per alcuni dei giornali con cui collaboro, ma soprattutto per un libro che mi ha regalato molto, se non altro un posticino tra i biografi di Buckingham Palace. Per le mie ricerche confluite nel libro Sarò regina. La vita di Kate Middleton come me l’ha raccontata lei (Sonzogno), ho ingerito volumi sulla storia dei royals, pettegolezzi in pillole, intervistato valletti, maggiordomi, insegnanti, parrucchieri, addirittura cartomanti. E biografi superstar come Andrew Morton, il quale, nel 1992, divenne celeberrimo con Diana: la sua vera storia, ovvero la trascrizione delle parole di Lady D.
A poche settimane dall’anniversario della morte della principessa triste (era il 31 agosto 1997), Morton è tornato a parlare. Anzi a pubblicare registrazioni inedite e rivelazioni sulla storia della corona britannica e dei suoi attuali protagonisti: la regina Elisabetta, Carlo, ma soprattutto William e Harry, i figli di Lady Diana.
L’ho intervistato questa settimana per il settimanale Grazia. E vi riporto qui le sue parole, meglio ancora le sue previsioni sul futuro del trono d’Inghilterra. Un trono che nessuno vorrebbe conquistare. Tranne….
LA VERITà SU LADY D (E LA MONARCHIA)
Era il 16 giugno 1992 quando un libro distruggeva la fiaba più bella del Regno d’Inghilterra.
Andrew Morton, allora uno dei tanti giornalisti a caccia di gossip alla corte di Buckingham Palace, dava alle stampe e ai sudditi la sua versione della vita privata di Diana Spencer, principessa del Galles: gli attacchi di panico, la bulimia nervosa, i ripetuti tentativi di suicidio, i tradimenti del marito-il principe Charles- con Camilla Parker Bowles, la freddezza di Queen Elizabeth, le difficoltà di una donna che poteva avere tutto e invece non possedeva niente, nemmeno la libertà di essere e di raccontare chi era. Fino al suo incontro con Morton. O meglio, con il registratore di Morton, al quale Lady D confidò tutte le sue pene.
Diana-la sua vera storia divenne un best seller, la royal family tremò, Diana e Carlo divorziarono e Morton si guadagnò un posto nell’Olimpo dei biografi ufficiali.
Oggi, a distanza di vent’anni, l’autore propone la nuova edizione Diana. La vera storia delle sue parole (Rizzoli, €16), che contiene retroscena esclusivi basati su registrazioni finora segrete e capitoli inediti: episodi che chiariscono meglio la storia ma soprattutto la tempra e l’anima della donna che ha rivoluzionato il regno d’Inghilterra.
Più di tutto, include le trascrizioni di una serie di registrazioni che allora erano risultate poco chiare, quasi inudibili per via delle interferenze, e che oggi invece, grazie ai progressi della tecnologia, sono finalmente accessibili.
“La principessa registrava le sue parole in condizioni difficili: il più delle volte, doveva nascondere il microfono sotto i cuscini della poltrona su cui sedeva, per timore che qualcuno entrasse e la sorprendesse nel cuore delle sue confessioni. In alcune occasioni, si rifugiava nello studio del suo amico medico James Colthurst, dove le apparecchiature interferivano con la qualità dell’audio-racconta Andrew Morton, oggi sessantaquattro anni.
«Lady D mi manca, ma il suo “fantasma” è sempre accanto a me. Risento la sua voce inconfondibile nel mio studio pieno dei suoi nastri. A pochi è concesso il privilegio di essere ricordati per qualche buona impresa. E io sono onorato e fiero di essere il biografo di Lady D».
Il prossimo 31 agosto celebreremo l’anniversario della sua tragica morte, avvenuta vent’anni fa a Parigi, in uno degli incidenti d’auto più drammatici della storia. Ha ancora senso parlare di lei oggi?
«La principessa è stata una dea contemporanea, come lo è stata Jackie Kennedy-Onassis. È stata l’architetto del cambiamento nella monarchia britannica. Dopo la sua scomparsa, la famiglia reale non è più stata la stessa. Diana ha mostrato che una nuova strada non solo era possibile, ma necessaria. Servivano più calore, più sentimenti, più realtà e meno finzione, più persone e meno personaggi».
Ed è accaduto…
«Assolutamente sì, e i figli William e Harry ne sono la testimonianza e l’eredità migliore»
Harry ha dichiarato di aver sofferto di attacchi di panico, di grave depressione e di disturbi psicologici, tanto da aver fatto ricorso all’aiuto di specialisti e fondato l’associazione Heads Together per sostenere chi ne è vittima.
«Non è stato né facile né rapido, per lui, accettare la perdita della madre. È rimasto traumatizzato dall’essere stato obbligato, in così tenera età (12 anni, ndr), a camminare dietro il feretro della madre, al funerale. Non è mai più riuscito a indossare un abito scuro dopo quell’evento».
Harry ha anche ammesso che nessuno in famiglia vorrebbe diventare re o regina…
«Chi vorrebbe una tale responsabilità e una vita costantemente sotto controllo ? Edoardo VIII abdicò, Giorgio VI fu un re riluttante e la stessa regina Elisabetta non hai mai fatto mistero della gioia dei suoi primi anni di matrimonio, lontana dalla corona… Ma lo faranno. Lo devono ai sudditi e alla monarchia che rappresentano».
Charles diventerà re?
«A lui piacerebbe. Ha trascorso tutta la sua esistenza a prepararsi per essere re Carlo III. Ma il suo, se mai ci sarà, sarà un breve interregno».
Camilla Parker Bowles, dunque, diventerà regina
«Negli ultimi anni, Buckingham Palace ha fatto molto per renderla amata e accettata dal popolo»
Qual è il suo rapporto con Charles e con la regina Elisabetta?
«Li ho incontrati ma non posso dire di conoscerli. Nessuno di loro ha mai tentato di contattarmi, né subito dopo la mia biografia nel 1992, né lo faranno adesso. Tendono a restare lontano da questo genere di cose».
Ma lei è la persona che ha conosciuto meglio Lady D… Qual è il suo ricordo più bello?
«Il suo spiccato senso dell’umorismo. Anche nei momenti più bui, anche nei racconti più intimi e dolorosi –i suoi tentativi di suicidio, per esempio- è sempre riuscita a sorridere di se stessa, a giudicare tutto con distacco. Era molto più forte di quando si potesse immaginare, molto di più di quanto lei stessa immaginasse».
E il peggiore?
«Ancora una volta le pagine legate alla sua volontà di farla finita, la sua poca autostima. A tenerla in vita è stato l’amore per i figli”.
Fino al 1997, quando l’auto dove si trovava insieme al compagno Dodi Al Fayed sbandò e si schiantò a Parigi contro il ponte de l’Alma… Diana amava Al Fayed? L’avrebbe sposato?
«Molto probabilmente no. In quel tragico agosto, Lady D era soltanto una donna divorziata di 36 anni che stava vivendo un’appassionante e divertente love story, tra yacht, champagne, coccole e lussi».
Diana avrebbe approvato la scelta di William di sposare Kate Middleton, una “commoner” senza titoli e sangue blu?
«Oh sì, le due donne sarebbero subito diventate amiche e alleate! Kate, ovvero Catherine duchessa di Cambridge, può contare su ciò che Diana non ha avuto mai: l’appoggio e l’amore del marito. William e Kate sono davvero una coppia, si supportano l’un l’altro, sono complici e innamorati. Sono quello che Charles e Diana non sono mai stati».
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