Le tentazioni di giugno
È un giugno tentatore, questo. Che mi lusinga con promesse e prequel di sogni sul punto di realizzarsi. Sogni radicati nel tempo, come semi rimasti così a lungo nella terra, che quasi me ne ero scordata. Invece questo giugno me li mette di nuovo lì davanti. E mi chiede: sì o no? Li vuoi o non li vuoi nella realtà? Li accendiamo?
Una citazione straordinaria, che mi porto dietro dai tempi del film La mia Africa -quando non sapevo che avrei dormito nella stanza in cui il romanzo, dal quale il film è tratto, è stato concepito da Karen Blixen e sarei finita anche io su un set, e non uno qualunque, ma uno con Brad Pitt!- recita: “quando gli dei vogliono punirci, esaudiscono i nostri desideri”. Quindi, ogni volta che si sta per concretizzare un sogno… io mi preoccupo, invece di gioire. Stupida, vero? Questa volta però no, questa volta festeggio, celebro, ballo, mi diverto. Dico sì, sì sì e mille volte sì.
Infatti ho accettato, per la prima volta, di scrivere un lieto fine. Mi hanno chiesto di raccontare una storia d’amore dal finale felice. La “vecchia” me avrebbe probabilmente risposto di no, perché non credo ai bei finali.
Che poi cos’è un lieto fine? Due che vivono innamorati e contenti (davvero?) fino a quando? Due che si sposano e mettono al mondo un figlio e poi zaaaam, via, si separano? Oppure due che si amano follemente per 24 ore e poi si allontanano felici di essersi incontrati?
Quanti si giurano che si ameranno per sempre e vivono il lieto fine che non è la fine?
La fine arriva…alla fine.
Ma tornando alla mia storia, quella che sto mettendo nero su bianco, questa volta la vinco la scommessa. La scrivo ‘sta benedetta conclusione positiva.
Perché sono coraggiosa. E lo sono i miei personaggi. Perché in questo giugno, ho finalmente capito cos’è il coraggio. Ed è fare le domande le cui risposte potrebbero ucciderti. Eppure farle. Perché la verità è l’unica strada per la libertà, quella totale che cerchiamo dentro e fuori di noi. O almeno, è quella che cerco io, ristrutturandomi ogni giorno dentro. Ho scoperto che sono un cantiere, uno di quelli in cui c’è sempre qualcosa da sistemare. Butto giù muri, porte stanze, ne costruisco altre. Cambio i colori, sposto i mobili, provo nuovi layout. Faccio palestra di me. E quando penso di aver finito… ricomincio. Perché tutto andrà bene, alla fine. E se non andrà bene, vorrà dire che non è ancora la fine.
Buona estate coraggiosa!
PS Questo mese mi trovate di persona a raccontare i miei romanzi a Trepuzzi (Le) il 16 giugno e ad Alassio (Sv) il 25 giugno. Mi trovate anche sulle pagine di Grazia, sul mio blog e sui miei social (Instagram e Facebook). Anzi, se passate di lì, mettete un like!
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