Lo spazio del cuore

Primo giorno di marzo, quasi primavera. Una stagione in cui, di solito, non si fanno i conti. Quelli si fanno in altri momenti dell’anno: a gennaio, per esempio, a giugno o a settembre. A marzo si festeggia, ci si ricarica, si fiorisce. E invece no, questo marzo ci costringe a fare il punto con noi stessi e con una situazione, quella causata dal virus, che sembrava momentanea ed è diventata reale. Quotidiana. Faticosa. E ci sta cambiando. Ci ha cambiati.
Ma come?
Cosa siamo diventati? Chi?

Una lettrice, l’altro giorno, ha postato sul suo account IG, una citazione da #lacirconferenzadellalba:

“Giorgia si aggirò smarrita per la stanza. Aveva accumulato così tanti scatoloni e in così tanti posti che aveva perso il conto. Prima o poi li avrebbe radunati tutti, o magari no. Forse arriva per tutti il giorno in cui non è importante chi sei, ma chi non sei. E riempi la scatola dell’esistenza di vuoti e assenze: quello che non hai conservato, quello che non hai realizzato, le notti in cui non hai amato e quelle in cui non hai ballato. Lei era il risultato dei suoi sì o dei suoi no?”

L’ho riletta stamattina, una mattina in cui marzo, appunto, mi chiede non chi sono, ma chi non sono.
E sono tante, forse troppe, le cose che non sono e non sono diventata, più o meno consapevolmente. Con alcune della lista, ho fatto pace. Con altre un po’ meno, e con alcune in particolare forse non farò pace mai.

Tra queste, c’è la dimensione del mio cuore. Ho sempre preteso che crescesse, che diventasse più grande, che si allargasse e si espandesse ogni volta che volevo infilarci dentro una nuova passione, un’idea, una persona o un amore. Insomma, ho sempre pensato che il cuore fosse di maglia elastica. E che bastasse tirare un po’ di più per farci entrare tutto e tutti. Che, insomma, bisognasse amare e basta. A tutti i costi, anche a quello di scoppiare.

Ecco no, questo primo giorno di marzo invece mi sorprende. Mi chiede se davvero vogliamo sempre aggiungere, o, invece, se non vogliamo cominciare a togliere.  A fare pulizia. A buttare chi e cosa non ha più né ragione né posto per starci, lì dentro: bende, cerotti, ricordi sbiaditi di amori svaporati, vecchi schemi, corazze, rancori, idee, paure di qualcosa che non è accaduto e che, se è accaduto, è stato superato. A guardare bene dentro, tra le pieghe, e selezionare chi e cosa ha senso tenere, e chi e cosa no, come dentro un armadio. Perché no, non c’è più posto per tutto e tutti, ora che mi avvio a celebrare un altro compleanno, e uno importante. Faccio spazio, per stare tutti più comodi: io, il mio cuore, quello che scelgo di metterci dentro e chi scelgo di lasciar entrare. In punta di piedi, e possibilmente togliendosi le scarpe.
Perché, dopo un anno straniante e terrorizzante come quello che tutti abbiamo condiviso, il mio e il vostro cuore meritano rispetto, attenzione, cure, accoglienza. Carezze. Abbracci. Allegria e leggerezza. E le persone capaci di darvele.

Buon mese di marzo!

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