Passione rosé

Passione rosé

Chi dice vino, dice donna. Proseguono gli incontri One to Wine con Le Donne del Vino. Questa volta, chiacchiero con Renata Garofano, produttrice dei Vini Garofano.

Renata, classe 1977, è cresciuta in una famiglia votata al vino. Ha imparato tutto quello che ne concerne, compresa la sua magia, dal papà Severino, enologo.

Dopo aver conseguito la laurea in Economia e Commercio si è dedicata a tempo pieno all’azienda di famiglia, dove si occupa tanto dell’area amministrativa quanto delle pubbliche relazioni, insieme al fratello Stefano, senza disdegnare il quotidiano impegno tra le vigne e la cantina. Ha conseguito il Diploma di Sommelier con l’AIS. È Donna del Vino e membro dell’AGIVI, l’Associazione dei Giovani Imprenditori Vitivinicoli.

L’azienda si trova a Copertino, nel cuore del Salento, dove Severino Garofano ha fondato una cantina per la produzione di vini di qualità.

Il nome di Severino Garofano è legato a doppio filo alla rinascita del Sud vitivinicolo. È, infatti, tra gli enologi che hanno contribuito a segnare la strada di un rinnovamento, prima culturale, poi produttivo, che ha portato al rilancio del vino di qualità nel Salento.

Oggi, a guida dell’azienda, con sede nella Masseria Li Monaci di Copertino, ci sono i figli Stefano e Renata, che proseguono l’attività con dinamismo e competenza, nel pieno rispetto della filosofia paterna. Una filosofia che si fonda su una profonda conoscenza del territorio e che si traduce in una vera e propria passione per il vitigno salentino per eccellenza, il Negroamaro, fonte d’ispirazione e cifra stilistica dell’Azienda di Severino Garofano e dei suoi vini.

Il primo sorso non si scorda mai? 

«Non ricordo se è stato amore a prima vista per il profumo o per il gusto… mio padre, fin da piccola, mi faceva  annusare il vino che lui “magicamente” creava e ogni tanto lo assaggiavo, giusto un po’ per bagnarmi le labbra. Ho una foto con un calice tra le mani, che tenevo stretto stretto e lo portavo al naso come fanno gli adulti che degustano… avevo appena 5 anni e oggi, guardando quella foto, mi piace pensare che sia stato il mio primo “vero” sorso, il primo approccio molto da vicino con il vino, con un calice di rosé. Ne sono rimasta affascinata. Poi ne sono seguiti tanti, per fortuna più consapevoli e approfonditi, ma il primo non si scorda mai!».

Una splendida annata…

«Potrei dire quella del 2000, perché è stata la prima del nuovo millennio, perché è stata la mia prima vendemmia da vera vignaiola, quando ho iniziato grazie e con mio padre Severino a camminare nelle vigne della cantina di famiglia. In quell’annata è nato un vino rosso che arde di passione e racconta di tempi lenti di maturazione e affinamento, del saper aspettare anche anni per veder fiorire il frutto di una vendemmia… ma ogni annata racchiude mille sensazioni,  è splendida perché ci permette di rivivere la magia della natura, di veder nascere un vino ed emozionarci, per esempio, dell’attesa di una notte per veder brillare all’alba il primo rosato…».

…e una pessima…

«Se c’è stata non la ricordo. Ogni anno c’è il rischio di avere imprevisti o sorprese dovute al clima sempre più imprevedibile, che può compromettere tutto il lavoro fatto in vigna. Fortunatamente la maturazione del vino in cantina in ogni caso permette un’evoluzione positiva del prodotto, anche partendo da una vendemmia difficile. Bisogna solo saper aspettare».

Un calice di? 

«… Rosato. È il mio vino del cuore, non solo perché è stato il primo assaggio, ma soprattutto perché è un vino che mi piace bere, scoprire, abbinare. È piacevole non solo alla vista per le sue meravigliose sfumature di colore, è gradevole al naso con le sue nuances floreali e fruttate, al palato per la sua freschezza e aromaticità. È un vino elegante, che va scoperto fino in fondo, e ogni volta ti sorprende. Rende felici e allieta una tavola di festa perché invoglia proprio ad alzare il calice per un brindisi. E poi gli abbinamenti in cucina sono sempre un successo assicurato, anche con la pizza napoletana. Tutti i vini rosati sono sempre la mia prima scelta a tavola. Essendo nata e cresciuta nel Salento, ho una predilezione per il vitigno Negroamaro e per la sua splendida versione rosé».

Allontana da me questo calice… 

«Mi piace assaggiare qualsiasi tipologia di vino. Ogni vino merita di essere bevuto. Può piacere o non piacere ma non bisogna mai commettere l’errore di partire prevenuti e dare giudizi definitivi. Ogni bottiglia e ogni etichetta hanno una  storia che va scoperta e valutata con rispetto; dietro c’è l’impegno di uomini e donne, e i loro sacrifici mixati alla gioia e alla speranza di riuscire a comunicare la bellezza del proprio lavoro ma soprattutto la magia e la piacevolezza di tutto quello che si cerca di racchiudere in una bottiglia».

Galeotto fu il vino e chi lo bevve…

«Storie d’amore tante, nel senso che ogni volta che incontro una persona che ama il mondo del vino ne rimango affascinata e me ne “innamoro” subito. Storie d’amore che si trasformano in grandi amicizie. La vera storia d’amore come tale ancora non c’è. Tutte le mie grandi e vere amicizie sono nate grazie al vino, con un calice di vino. Una delle più importanti è con una carissima amica, che ho subito sentito come una sorella maggiore per il suo affetto e le premure che ha sempre avuto verso di me. Con lei una sintonia immediata e come una vera sorella mi coccola e protegge anche ora, nonostante viviamo molto distanti. Galeotto possiamo dire fu il vino perché l’ho conosciuta durante il mio primo viaggio di lavoro a Verona, il mio primo Vinitaly non da visitatore, ad una cena con altri produttori vinicoli… e tra una chiacchiera, una risata e tanti calici di vino mi sono subito affezionata a lei e a suo fratello. Iniziavo a frequentare il mondo del vino lontana da casa e conoscerli mi ha aperto una visione diversa sul senso anche dei rapporti affettivi».

In vino veritas?

«Verità in tutti i sensi… il vino non mente e chi beve vino sa essere sincero e molto schietto».

Le mille bollicine… -Champagne sì o no?

«Champagne sì e no. Bere champagne mi sembra sia diventata più una moda, per sentirci magari un po’ più chic e vantarci di essere grandi intenditori. Invece si deve bere per il gusto di bere, per vivere un’esperienza emozionale sempre diversa e stimolante. Amo le bollicine, tutte. Quelle francesi sono eleganti e raffinate al palato, e sicuramente rendono speciale un brindisi da ricordare. Ma mi capita spesso di scegliere bollicine italiane, ce ne sono tante davvero meritevoli, che non sono da meno in eleganza e piacevolezza rispetto ai famosi champagne».

Chi dice vino dice donna?

«Sembrerebbe proprio di si, il vino è sempre più donna. Sta cambiando lo stile di vita e l’approccio verso la campagna e l’agricoltura in generale. E sono sempre più le donne che si dedicano alla produzione vitivinicola e si specializzano anche nei corsi di studio tecnico. Non solo perché ereditano attività di famiglia, ma perché arricchiscono il mondo del vino con figure professionali femminili che portano nuovo slancio verso un futuro sempre più roseo».

Via con il vino -il suo viaggio più bello tra le vigne

«Ho la fortuna di viaggiare da quando sono piccola. Mio padre mi ha sempre portato in giro in tanti posti dove la vigna e il vino non potevano mai mancare., ma sono stati sempre viaggi di famiglia legati alle nostre vacanze estive. Il mio primo viaggio da sola è stato quando ho iniziato a frequentare Agivi, l’Associazione dei Giovani Imprenditori Vitivinicoli Italiani, e gli interessanti viaggi-studio nelle regioni italiane del vino e all’estero. Il più bello, che mi è rimasto nel cuore, è stato tra le vigne della Borgogna: tre giorni intensi nella Côte de Beaune Côte de Nuits, tra visite di Domaine e Chateau, degustazioni e approfondimenti all’Ecole des Vins de Bourgogne a Beaune, cene in stile francese e serate a tirar tardi tra musica e bollicine. Una terra meravigliosa e affascinante che mi ha subito conquistato e fatto scoprire una grande passione per il Pinot Nero. Aver condiviso un’esperienza unica e irripetibile con altri miei colleghi diventati amici lo ha reso poi il più bel viaggio tra le vigne. Se mi soffermo a pensare ci sarebbe anche quello in Rioja, in Alto Adige, in Piemonte, in Umbria… tutte esperienze uniche di aggiornamento, sempre con un bel gruppo di vignaioli simpatici e molto studiosi!».