Passione Tè: a Bologna per scoprire i segreti (anche i miei)

Anche quest’anno, torno a In Tè, il festival del tè di Bologna. Questa volta per il mio workshop di scrittura e degustazione. L’idea è presto detta: può una tazza di tè ispirare un racconto?

Se avete letto e amato Quattro tazze di tempesta, e vi siete immedesimate nei suoi personaggi, anzi, nelle sue “personagge”, conoscete la risposta. Ma come si scrive una storia? Come si mettono nero su bianco le emozioni che ogni infusione sprigiona?

Quando nasce l’ispirazione e come la si mantiene viva di pagina in pagina? Domani, svelerò i miei trucchi del mestiere…quello di scrittrice e quello di tea expert.

Ma non è tutto. In Tè è tanto altro. Così tanto che ci ho dedicato l’articolo che trovate su iodonna.it  e che potete leggere qui di seguito, con i top eventi da non perdere -dopo il mio, s’intende.

“È sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze”: sorridono gli espositori di In Tè, Il primo festival italiano interamente dedicato al tè e al suo mondo, citando le parole di Lewis Carroll in Alice nel Paese delle Meraviglie.

Del resto, l’anno scorso ne hanno servite ben undicimila e quest’anno puntano al raddoppio.

Dal 9 all’11 febbraio, le sale di Palazzo Pallavicini a Bologna ospitano la seconda edizione di questa manifestazione, gratuita e aperta al pubblico, dedicata alla bevanda più antica del mondo.

«La cultura del tè in Italia è in espansione, sicuramente entrerà a far parte del nostro modo di essere. Non a caso, i suoi sostenitori sono soprattutto giovani, colti e curiosi», spiega Liana Bertolazzi, ideatrice del festival e presidente dell’Associazione In Tè. «Siamo convinti che il tè sia un ottimo ingrediente anche nelle preparazioni culinarie, per questo crediamo che l’Italia avrà molto da dire e da fare nei prossimi anni».

Intanto, il focus è sul Giappone tra tradizione e new economy, con le pregiate selezioni di tè dal Sol Levante (oolong, tencha), i pratici matcha stick (le bustine solubili per portare la polvere di tè verde sempre con sé), le storiche cerimonie, ma anche corsi di furoshiki (l’arte giapponese di avvolgere in tessuti e trasportare oggetti di ogni forma), kinsugi (l’arte di riparare le ceramiche con l’oro o l’argento) e vestizione del kimono.

Il festival infatti include una serie di workshop a tema e i corsi introduttivi al mondo del tè, sia amatoriali che professionali, con degustazioni di ogni livello e vere e proprie master class, proposti da Protea Academy in collaborazione con Japan Tea Export Council, ma anche incontri con scrittori, blogger e tea taster che, del tè, hanno fatto una professione, oltre che una passione.

Le star? Il trentenne Oskar Brekell che, nonostante le origini svedesi, è l’unico istruttore europeo che, in Giappone, si è conquistato certificazioni, popolarità e fama di ambasciatore del tè giapponese nel mondo, e l’italiana Gabriella Lombardi, tea sommelier e fondatrice di Protea Academy.

Gli eventi da non perdere:

  1. Cerimonia del tè è l’anima della cultura giapponese. Si tratta di un rituale antico, basato sul Taoismo e influenzato dal buddismo Zen. L’esperienza comprende una breve lezione per imparare a preparare correttamente il matcha e ottenere la tanto ambita “spuma di giada”, una spessa schiuma di color verde brillante che caratterizza questa preziosa bevanda.

  1. Sencha Masterclass: il primo di approfondimento sul tè giapponese Sencha, che rappresenta l’80% della produzione di tè in Giappone, con l’istruttore certificato Oscar Brekell e la tea sommelier Gabriella Lombardi di Protea: produzione del Sencha, cultivar, metodi di preparazione e degustazione.

  1. Tobeconnectedil tè social e il tè sociale: nuove connessioni attraverso il silenzio e una tazza di tè, un’idea ispirata alla perfomance The Artist is Present di Marina Abramović al MoMA di New York.

  1. Introduzione di tè giapponesi: lavorazioni, profumi e sentori del tè verde made in Japan. Quali caratteristiche li rendono così più speciali? Quali sono i consigli per prepararli correttamente? A tutte queste domande risponderà l’istruttore Oscar Brekell, affiancato da Gabriella Lombardi di Protea.                                                                                                                          
  2. Kintsugi: è la tecnica giapponese creata dai ceramisti a fine del XV secolo per riparare le tazze in ceramica usate per la cerimonia del tè. Il “vecchio” non viene buttato, le “ferite” non vengono nascoste, ma anzi evidenziate con la lacca urushi, impreziosite con la polvere d’oro.                                                                                                                                                                                                                                           
  3. Furoshiki: è l’arte giapponese di avvolgere, contenere, trasportare oggetti di ogni forma, ovvero pieghe e nodi per inventare borse adatte a ogni occasione e un’alternativa elegante ed ecologica per preparare originali pacchi dono.
    La lezione viene accompagnata da un foglio di appunti sulle tecniche suggerite, insieme a un foulard in omaggio piegato secondo il metodo giapponese.

  1. Vestizione del Kimono: la maestra Tomoko Hoashi spiega il rito e il significato del Kimono, o “cosa da indossare” per esaltare il corpo umano a seconda della stagione, dell’età, del sesso e dell’occasione. Pensate che per indossare alcuni Kimono è necessaria un’ora intera di lavoro e almeno un aiutante!

  1. Matcha senza segreti: è uno dei tè tradizionali del Giappone e si è evoluto in uno vero e proprio stile di vita e di consumo. Cos’è veramente il matcha e come riconoscerlo? Tutto quello che volete (e dovreste) sapere sulla potente polvere verde, con Anna Poian.                                                                                    
  1. L’Estetica in Giappone: breve viaggio nel vocabolario estetico giapponese per comprendere l’arte delle cerimonie e la cultura del bello con la Tea Expert Valentina Mecchia.

  1. Gusto e meditazione: Sergio Bevilacqua, 40 anni di sociologia sul campo, illustra l’esperienza soave della bevanda più consumata del mondo dopo l’acqua.